Cambiare la “FORNERO” e riscrivere tutto per riportare giustizia

Attualità

Milano 6 Agosto – O ci si mette in testa che il sistema previdenziale e assistenziale va riscritto da cima a fondo, oppure le dichiarazioni e gli annunci di chiunque sono solo ridicole passarelle politiche. Ci riferiamo non solo al presidente dell’Inps che un giorno sì e l’altro pure dichiara qualcosa, ma ai tanti membri del Governo che straparlano e basta sul tema. Dall’anticipo pensionistico ai riscatti di laurea, dalla progressione di vita ai pensionati all’estero, dai vitalizi agli esodati, non passa giorno senza un intervento a vanvera oppure una promessa.

Del resto che la Legge Fornero avrebbe dato il via alla più grande delle ingiustizie e problematiche sociali era ovvio, eppure è stata fatta lo stesso. Si è fatta per obbedire all’Europa, si è fatta per fare cassa, si è fatta per tappare decenni di sprechi, si è fatta senza criterio e senza equità. Insomma, sappiamo bene il perché della legge che il Governo Monti in 24 ore scodellò sulla testa degli italiani, servendola col calice pieno “di lacrime Fornero” in diretta televisiva. Quel pianto ovviamente era la mimica di quel che una grande fetta di italiani avrebbero fatto subito dopo l’approvazione della legge.

Infatti, a distanza di sei anni, non solo ancora una enormità di gente piange e paga sulla pelle quella scriteriatezza, ma il problema generale non si è risolto, anzi tende a peggiorare. In buona sostanza si conferma che sul tema o si ha la forza e il coraggio di rimuovere le ingiustizie vere e le incoerenze, oppure non se ne esce e i più deboli pagheranno sempre. Del resto basterebbe chiedersi da dove escano i soldi per le pensioni d’oro, per le baby pensioni, per pagare un assistenzialismo devastante, per compensare le ingiustizie di un comparto verso l’altro. Ecco perché dalla Legge Fornero in giù tutto è peggiorato e gli squilibri anziché diminuire sono aumentati.

Certo che si è risparmiato e si è fatta cassa, ma il problema resta ed è grande come una montagna. Un problema che non è quello degli anziani che espatriano per utilizzare meglio una pensione rapinata dalle tasse e non è nemmeno quello di contrapporre i giovani ai vecchi come si sta facendo. La questione vera e la politica lo sa bene, è quello di affrontare fino in fondo il nodo dei diritti acquisiti e dell’impianto generale del sistema previdenziale.

Del resto bisognerebbe portare in tribunale quella politica che per decenni, dagli anni sessanta in poi, ha legiferato con scelleratezza per fini elettorali e clientelari sul tema. Parliamo di una politica e di un sindacato che senza scrupoli e senza lungimiranza ha emanato e sostenuto leggi in materia previdenziale da paese ottuso e comunista. Per non parlare delle invalidità e di tutta una serie di erogazioni concesse a gogo e a occhi chiusi per anni e anni, solo a fini elettorali.

Ecco perché serve una riforma profonda, anzi profondissima che riporti giustizia ed equità a garanzia di tutti a cominciare  dai più deboli. Altro che pensionati costretti all’espatrio, altro che guerra dei giovani contro gli anziani, cari, professor Boeri e politici di turno… Si inizi per esempio dai controlli a tappeto sull’invalidità, sulla concessione di ammortizzatori e di sostegni che nascono per chi veramente ne ha diritto e non per chi ne abusa vergognosamente. O si affronta il toro per le corna oppure non se ne esce e non sarà qualche sentenza o qualche pronunciamento dei tribunali a spostare la realtà e la giustizia sociale. Rossi e Alfredo Mosca (L’Opinione)

 

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