Questione di famiglia. Per chi ha i gatti è ancora più difficile. La nuova ansia da vacanza: trovare il-dog sitter-giusto.

Zampe di velluto

Il vicino, la suocera o un professionista? La caccia alla persona affidabile che ci curi gli animali ormai è un peso psicologico. Simile a quello di chi cerca la tata per figli. 

E sempre più frequente leggere appelli come questo. Un tempo era la baby sitter, l’incubo di chi, per motivi di lavoro o di svago, passava ore al telefono alla ricerca di una «tata»che coprisse le tre ore di una cena improvvisa quanto irrinunciabile . Ora, il posto dei bambini da sorvegliare è preso da quello di cani, gatti e altri animali. Un recente documentario trasmesso dalla britannica Channel4, ha fatto vedere, tramite l’uso di telecamere, cosa succede ai cani che sono costretti a stare a casa da soli, perché i proprietari lavorano a lungo fuori casa. Una notevole percentuale mostra chiari segni di ansia e depressione: camminano a vuoto, si mordono la coda, abbaiano in continuazione, distruggono le suppellettili o passano lunghe ore completamente abbandonati sul tappeto senza bere né mangiare. Questi veri e propri atteggiamenti ansioso depressivi si rendono manifesti specialmente nei cani che contraggono, con i proprietari, legami profondi. Quando questi stanno fuori una giornata intera o quasi, il cane sente di essere stato abbandonato e manifesta atteggiamenti che possono andare dalla completa atonia all’aggressività diretta contro tutto quel che gli viene a tiro e spesso contro se stessi. Questi fenomeni, all’ordine del giorno nei cani, hanno portato a un rapido incremento nell’offerta di persone che si presentano come dog (o cat) sitter. Se digitate, su un qualunque motore di ricerca, il termine «dogsitter» e la vostra città, vi verranno fuori decine, se non centinaia, di referenze. Ci sono naturalmente le classiche pensioni per cani, quelle che li ospitano tradizionalmente nel periodo estivo o in quello della settimana bianca.

Quasi tutte oggi offrono anche un servizio di «sitteraggio» a domicilio, mettendo a disposizione personale referenziato che spesso è rappresentato da studenti di veterinaria o universitari in cerca di qualche soldino che fa comodo quando papà non naviga proprio nell’oro. I più avanzati hanno seguito un corso di formazione e addestramento cinofilo e mostrano orgogliosi il loro patentino che dovrebbe garantire una maggiore competenza nell’occuparsi di Fido. Conosco proprietari il cui rimorso, per dover lasciare a casa il cane a lungo durante il lavoro, li spinge non solo a pagare la tata che porti fuori e faccia giocare Rolf, ma hanno installato anche una telecamera dalla quale ricevano le immagini sullo smartphone o sul tablet, in modo da controllare non solo che il cane stia bene, ma che la tata faccia il suo lavoro come si deve.

Il fenomeno dunque non è più limitato alla classica settimana di agosto, ma riguarda svariate occasioni che possono capitare ogni giorno e la persona di fiducia, trovata dopo mesi di affannosa ricerca, ha un’intera pagina su una dozzine di rubriche elettroniche e cartacee, con tanto di nome, indirizzo numeri di telefono. Viene molto prima dell’idraulico, del caldaista e dell’elettricista. Anche Silvestro ha la sua Tata di riferimento e, anche se apparentemente è più semplice da gestire (non deve essere portato fuori a fare pipì), in realtà trovare una persona «che sussurra ai gatti» è molto più difficile rispetto al cane. Questione di sensibilità e di poteri quasi sovrannaturali. Di recente ho visto anche l’annuncio di un Exotic Sitter. Per curiosità gli ho telefonato e ho appreso che se dovete lasciare soli a lungo l’iguana o il pitone reale, anche loro hanno una tata di riferimento. Cinque euro l’ora e siete tranquilli. Si spera.

OSCAR GRAZIOLI (Il Giornale)

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