Milano, tra risotti, zuppe e tagliolini: un ottimo pranzo di Ferragosto è servito

Milano

Milano 14 Agosto – La Milano di Giovanni Raboni era «appestata, invivibile, bellissima»; nel 1943 per Quasimodo era morta; oggi per il «New York Times» è «cosmopolita, piena di energia». La Milano di Ferragosto, vuota ma non troppo, è desiderosa di essere scoperta come un’isola ancora inesistente sulle mappe. Scoperta anche gastronomicamente. In assenza di mare, del mare si cerca il profumo, con un tagliolino agli scampi di Sicilia o un rombo steccato al rosmarino e carciofi saltati.

Cominciamo dal ristorante Bianca, per cena o aperitivo, tra arredi immacolati e la veranda coperta (60 euro). Per chi ha voglia di pesce, ma ha in portafoglio un budget minore, ecco invece Blu BluBlu: zuppa di cozze, capesante alla plancia, moscardini affogati al Lambrusco, ceviche di salmone (10 euro a pranzo, 30 circa la sera).

Se non è mare è lago, e se non è lago è naviglio. Da Vista Darsena si va per un ottimo aperitivo con gran scelta di birre italiane e internazionali. Sotto gli ombrelloni, alle 8 si fa colazione come in un porticciolo ligure, con caffè e focaccia; a pranzo ecco una ricca scelta di centrifugati, insalate, hamburger. E siccome a volte restare in città non è una rinuncia, ma una scelta, a Ferragosto ci si può premiare con il piacere di ritrovare il gusto di qualche piatto della tradizione meneghina. Tre buoni indirizzi sono Masuelli, Trattoria della Pesa e Al Matarel. Il dito sulla carta del menu si fermerà su insalata di nervetti, vitello tonnato, risotto alla milanese, cotoletta e ossobuco.
Per la scelta che prevede invece niente carboidrati e piatti calorici, è perfetta la cucina orientale, leggera ed estiva in sé. Kiyo, in zona Marghera, è aperto per gli appassionati di sushi, ma lo chef giapponese Katsumi Soga, di adozione italiana, ha messo a punto altri piatti: il granchio morbido karaage in salsa ponzu, le capesante in salsa kinokowasabi, gli involtini di ricciola con salsa yuzukoshu.

Per un Ferragosto in cascina a chilometro zero — sia per la vicinanza alla città sia per i 25 ingredienti prodotti nell’azienda agricola — c’è Cascina Caremma a Besate. Per 35 euro circa, arrivano in tavola portate tutte rigorosamente bio, tra cui antipasti a volontà, risotto allo storione e limone, malfatti di ricotta, grigliata di carne, pesche caramellate all’Amaretto e cioccolato. Per i vegetariani, c’è anche un menu studiato appositamente per loro. Il carnivoro convinto, invece, sarà felice di avere due buone scelte. La prima, Macelleria Popolare, sotto l’egida del cuoco-filosofo Giuseppe Zen (proprietario di Mangiari di Strada in via Lorenteggio, primo a parlare di vero streetfood in Italia) è all’interno del nuovo Mercato Comunale di piazza XXIV Maggio (a partire da 10 euro). Oltre alla carne di animali allevati all’aperto, offre ottimi panini al lampredotto, arrosticini, kebab all’italiana, svizzera, polpette, mondeghili. Poi c’è Karnè, in zona Bicocca, grande locale del Gruppo Ethos, proprietario di altri ristoranti in città. Modaiolo, ma attento alla qualità, si sviluppa su due piani con dehors. Propone carni scelte non solo italiane, cotte su griglia a carbone vegetale, pizze con farine biologiche macinate a pietra, dessert artigianali e di alta pasticceria. Non mancano menu speciali preparati anche per bambini e celiaci.

Ma se avete solo voglia di una buona e semplice costoletta alla milanese, ordinatela al ristorante Caruso, del Grand Hotel et de Milan. La potete gustare in un luogo speciale con arredi d’epoca, mix tra storia cittadina e bistrot parigino anni Venti.

Roberta Schira (Corriere)

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