Ma gli animali vanno in Paradiso?· Per Wojtyla avevano un soffio divino.

Zampe di velluto

La Chiesa continua a interrogarsi sull’esistenza di una vita ultra terrena per gli amici a quattro zampe. Secondo Paolo VI avrebbero avuto accesso all’eternità, Bergoglio li ha citati nell’enciclica «Laudato si»

Esiste un aldilà per gli animali? La Chiesa si è spesso interrogata in merito, da Paolo VI che era certo di una loro vita ultraterrena a papa Wojtyla, secondo il quale le bestiole avevano un soffio divino. Bergoglio ha riaperto il dibattito con l’enciclica Laudato si’. Tra coloro che si sono più accoratamente chiesti se nel nostro destino ultraterreno potremo incontrare, oltre a persone a noi vicine in questo mondo, anche il gatto, il cane o altri animali che ci hanno accompagnato in questo viaggio terreno,figura lo scrittore londinese Edward Lear. Egli amava così visceralmente il suo gatto dalla coda mozza Foss, da far progettare la nuova dimora a Sanremo, villa Tennyson, con disegno identico alla precedente, la cui vista sul mare era stata oscurata dalla costruzione dell’albergo West End, onde evitare al felino, morto nel 1887, un anno prima dello scrittore e sepolto con degna cerimonia, problemi di disadattamento. Difficile pensare se questa domanda se la ponessero anche gli addetti del mattatoio della cittadina di Alès, nel Sud della Francia, finito sotto inchiesta giudiziaria, nel quale, come inequivocabilmente dimostrato da un video visionabile sul web, diffuso nell’ottobre 2015 dal gruppo animalista L214, mucche, cavalli, pecore e agnelli erano sottoposti a trattamenti d’inaudita crudeltà, vere e proprie sadiche torture.

RAPPORTO MISTERIOSO

Certamente, dato l’indubitabile status di esseri viventi degli animali, la questione del rapporto dell’uomo con quelle misteriose creature che, insieme alle piante, costituiscono l’altra metà del mondo, rimanda ai quesiti più drammatici dell’esistenza, e ciò non è sfuggito alla riflessione degli ultimi pontefici. «Un giorno rivedremo i nostri animali nell’eternità di Cristo», disse un giorno Paolo VI a un bimbo in lacrime per la morte del proprio cane. Giovanni Paolo II, il 10 gennaio 1990, si pronunciò in questi termini: «Non solo l’uomo, ma anche gli animali hanno un soffio divino». Dopo il ritorno a posizioni dottrinali tradizionali di Benedetto XVI («Mentre nelle altre creature, che non sono chiamate all’eternità, la morte significa soltanto la fine dell’esistenza sulla terra, in noi il peccato crea una voragine che rischia di inghiottirci per sempre» ,proferì il 14 gennaio 2008 alla Cappella Sistina), Francesco I ha riaperto il dibattito citando, nell’udienza generale del 26 novembre 2014, l’apostolo Paolo («anche la stessa creazione, tutto il creato, sarà liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio») e ammonendo, nell’enciclica Laudato si del 2015, che è «contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita»

L’ITALIA E LA NATURA

Il fotoreporter Don McCulin, a stretto contatto con le genti martoriate dalle guerre, non dimenticava la sofferenza degli animali, come manifestato da alcuni suoi crudi scatti, ad esempio le pecore avviate al macello in un suburbio britannico. Secondo il sociologo Franco Crespi ciò che differenzia l’uomo dall’animale è la coscienza della finitudine dell’esistenza. In ogni caso la ragione suggerisce che, per principio, qualsiasi specie possiede una dignità e merita il dovuto rispetto, per quanto ciò implichi l’esame di una lista interminabile di problemi non di poco conto, dato che le formazioni sociali umane hanno da sempre asservito ai propri fini il mondo animale, convivendoci sfruttandolo a seconda dell’uopo. Secondo i dati Eurispes 2017, gli italiani sono il popolo più vegetariano  d’Europa:il 7,1% della popolazione si dichiara seguace di questa tendenza, nelle sue varie declinazioni, mentre l’1% si proclama fedele al più ortodosso veganismo, che in nome della cruelty free, rifugge anche dal solo abbigliarsi con indumenti  prodotti con fibre derivate dalla tosatura di pecore e affini.

A un movente salutistico si affianca una causa etica. Nelle società industriali, lo sviluppo di questa sensibilità è legato alla diffusione dei consumi di massa e degli allevamenti su vasta scala: dal 1950 al 2000 le vendite di carne nei Paesi occidentali sono quintuplicate. Ben diverso era l’atteggiamento collettivo nelle società contadine. Il pur sanguinoso rituale del sacrificio del maiale, ad esempio, come affrescato da Ermanno Olmi nel film L’albero degli zoccoli (1978), era percepito come fenomeno insopprimibile, legato a un millenario e stabile rapporto tra natura e cultura. Una delle istantanee dell’Italia di oggi invece, che esibisce un paniere di 41 eccellenze salumiere tra Dop e Igp (dal culatello di Zibello al salame d’oca di Mortara) e vanta un comparto zootecnico che, secondo Federalimentare, tra agricoltura e industria di trasformazione, vale 32 miliardi di euro annui e occupa 180.000 addetti, visualizza con sempre maggior  frequenza super e ipermercati nei quali, non lontano dal banco-frigo delle carni, sbucano quelli con prodotti vegani. Se la maggior parte degli italiani consuma mediamente 78 chili di carne l’anno,ben lontano dai 125 degli statunitensi, non rinunciando però a una fiorentina o a un pollo alla diavola e superando senza grandi patemi la questione morale del sacrificio di alcuni tipi di animali che la nostra cultura ha sempre riconosciuto come pratica necessaria e accettata, un altro dato antropologico emerge con evidenza. Gli animali da compagnia sono entrati inequivocabilmente a far parte dell’universo affettivo di singoli e famiglie, con modalità un tempo pressoché sconosciute. Circa 7,5 milioni di gatti, 7 milioni di cani, 13 milioni di uccelli, 30 milioni di pesci, 2 milioni di roditori e, udite bene, 1,5 milioni di rettili, fra i quali iguane e serpenti (fonte Eurispes) vivono nelle case della penisola.

IL COMPAGNO RAGNO

In casi estremi, nei quali è arduo distinguere tra l’interesse per l’entomologia e un pungente bisogno di affetto, c’è anche chi sceglie, come compagni di vita, giganteschi ragni esotici: uno dei più diffusi in commercio è il variopinto e aggressivo Acanthoscuria geniculata, dal formidabile appetito e dalla peluria urticante. Per evitare lutti precoci, si consiglia di scegliere una femmina, che vive 20 anni, mentre il maschio soltanto due. Accanto ai casi di chi maltratta o abbandona spietatamente i propri animali in strade trafficate, c’è chi investe ingenti somme per curarli in caso di malattia nelle numerose cliniche specializzate presenti in Italia: la tariffa dell’Ospedale veterinario dell’università di Pisa è di 1.480 euro per un intervento di chirurgia toracica, di 928 euro per un’artroscopia bilaterale, di 51 euro per una radiografia. E per accompagnarli oltre il ponte dell’arcobaleno: la tumulazione in un cimitero per animali può costare fino a 5.000 euro, la cremazione con consegna dell’urna cineraria fino a 500. Per i momenti lieti , invece, fatto non trascurabile è che il 25% degli italiani spende 100 euro mensili per alimentazione e cura dei propri animali, e 1’1,8% fino a 300. Secondo Assalco zoomark, il mercato nazionale del pet food fattura 2 miliardi. Dato che varie evidenze manifestano che, talvolta, le fusa di un gatto o lo scodinzolio scanzonato di un cane alleggeriscono l’angoscia più del Prozac, alcune regioni italiane hanno approvato normative per consentire l’accesso di animali da compagnia in ospedali e cliniche, fino al capezzale dei propri amati congiunti, nel nome della pet therapy introdotta nel 1960 dallo psichiatra infantile Boris Levinson. Oltre qualsiasi strumentalità, tuttavia, una presa d’atto dell’importanza di regole che tutelino il regno animale, sovente così vilipeso dalla società umana, è stata messa su carta, in Italia, con la legge 189 del 20 luglio 2004, «Divieto di maltrattamento di animali». Essa stabilisce pene detentive e pecuniarie per chi abbandona animali domestici (un anno di arresto, fino a 10.000 euro di ammenda), organizza spettacoli che comportino sevizie o strazio (da quattro mesi a due anni di carcere, da 3.000 a 15.000 euro di sanzione) e simili reati.

IL GALLO ARROSTITO

Regole di civiltà a parte, e sorvolando i toni splatter che talvolta assume l’accesa polemica  tra il fronte degli animalisti-vegetariani-vegani  e quello  degli irriducibili difensori di cappelletti in brodo di cappone e altre specialità a base di carne, i più affascinanti interrogativi rimangono quelli che si sono posti anche i Papi. I nostri compagni di avventura hanno un’anima? E, siano essi soffici micioni o vitelli diventati tonnati, li rivedremo in un possibile regno celeste? In questo senso, l’opera del 1935 del marchigiano Fabio Tombari, uno scrittore quasi dimenticato nato a Fano nel 1899, che riscosse parecchia notorietà fino agli anni Settanta, Il libro degli animali, pubblicato in varie edizioni da Mondadori, offre una grandiosa risposta letteraria. Nell’ultimo racconto del libro, che reca un’epigrafe del profeta Isaia «Abiterà il lupo insieme con l’agnello, e il pardo giacerà insieme col capretto» i 40 animali a ciascuno dei quali l’autore ha dedicato una storia come lo storione arpionato da un pescatore spasimante di una vedova che cenerà da lui solo in cambio di questa preda nel piatto o il gallo La Flèche, diventato arrosto con patate a Ferragosto del 1933 dopo memorabili duelli per faccende d’amore con il rivale O’ Parapiri -giunti nei placidi spazi divini non scorgeranno traccia d’uomo.

di ROBERTO FABEN (La Verità)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.