Milano 21 Agosto – Dopo aver suonato nelle osterie, alle feste di piazza, sul palcoscenico di Sanremo e al Club Tenco, su e in giù per lo Stivale e anche fuori dall’Italia, senza mai cambiare una virgola del suo repertorio e soprattutto senza mai abbandonare il dialetto della tremezzina che da trent’anni è il suo passepartout artistico, Davide Van De Sfroos ha scoperto che gli piacciono anche gli stadi. Dopo il debutto, lo scorso 9 giugno alla tenera età di 52 anni, a San Siro di fronte a oltre 20mila spettatori, il 23 settembre si replica all’Oper Air Theatre di Experience Milano, all’interno dell’area che ha ospitato Expo 2015, con i biglietti che sono già in prevendita.
Ha preso gusto ai grandi numeri?
«Ho scoperto che gli stadi suonano bene. San Siro per esempio ha un’acustica ottima, sembra fatto apposta per il folk. E poi suonare di fronte a migliaia di persone è un’emozione straordinaria».
Se n’è accorto a San Siro il 9 giugno?
«Non è che in passato le emozioni mi siano mancate. Sono stato a Sanremo prima al Tenco e poi al Festival, a Melpignano per la Notte della Taranta, ma fare un concerto tutto da solo di quella portata è stata una grande sfida per me e per la mia musica. Come fare un balzo e finire sulla luna».
Contento di chiudere la sua “estate degli stadi” a Expo?
«Sono molto legato a quell’area e a quel palcoscenico, ci ero stato nel 2015 quando la manifestazione era al suo culmine e devo dire che mi ha fatto un po’ di effetto nei giorni scorsi andare lì per studiare la location e trovarla vuota. Spero che saremo in tanti perché spazio ce n’è, lo spettacolo ricalca quello di San Siro con qualche sorpresa. La scaletta originale della serata del 9 giugno era più lunga, almeno 7 brani in più, poi siamo partiti un po’ dopo e abbiamo lasciato fuori qualcosa. Per chi si è divertito la volta scorsa sarà un modo di chiudere idealmente l’estate in musica e per chi non c’era un modo di scoprire cosa si è perso».
L’estate del 2017 verrà ricordata per i grandi concerti di Vasco e i Guns&Roses, ma anche per la tragedia di Manchester.
«L’attentato di Manchester al concerto di Ariana Grande è stato il 22 maggio, il mio concerto di San Siro era programmato la sera del 9 giugno ed è stato un po’ il primo grande evento, sotto l’aspetto dei numeri, dell’estate musicale. Di sicuro la tensione c’è e anche il senso di responsabilità di sapere che quella sera migliaia di persone sono lì per vederti ed emozionarsi con te e tutto deve andare per il verso giusto. Ricordo che dal palco guardavo i controlli meticolosi delle forze dell’ordine con un senso di sollievo. Ognuno di noi deve continuare a fare quello che sa fare ma di fronte a certi eventi siamo tutti colpiti nel vivo, gli artisti da questo punto di vista non fanno eccezione».
Come ha festeggiato dopo quella serata?
«Tornando a casa in auto e dando un passaggio a due turisti tedeschi o danesi un po’ alticci che si erano persi su per il lago. Loro non sapevano chi ero e forse per questo è stato ancora più divertente. Poi una volta a casa siccome avevamo ospiti mi sono addormentato, leggero e senza pensieri, nel letto dove di solito dorme la mia bambina».
Per la serie i sogni qualche volta si avverano cos’ha pensato a Ferragosto quando Bruce Springsteen e Patty Scialfa sono venuti in vacanza sul suo lago e l’hanno definito il posto più bello del mondo?
«Mi è venuto in mente quando da ragazzino corsi in corriera a Como per acquistare il primo disco del Boss e lo duplicai in non so quante cassette per ascoltarlo ovunque e darlo ai miei amici che me lo chiedevano. Ormai lui, De Niro e Clooney sono habitué del lago, se i sogni son desideri aspetto di veder comparire Neil Young sotto la magnolia in giardino».
Roberto Canali (Il Giorno)
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