Milano 28 Agosto – Premessa. Il “personale a disposizione” di Palazzo Marino lo è solo di nome visto che, nel maggio scorso, ha totalizzato il record lombardo di assenze escluse ferie, con il 44,97% di ore lavorative passate a casa. Tra malattie, permessi e congedi obbligatori, insomma, in ufficio si è presentata poco più che una persona su due. Al netto di questo, in piazza Scala gli assentisti si assestano intorno al 10 – 11% e secondo l’amministrazione rientrano complessivamente nei dati fisiologici del pubblico impiego. Con alcuni picchi però che, chi più chi meno, sforano le medie nazionali. E cioè: i nove dipendenti dell’area Performance, di performance ne fanno meno del dovuto (nel 22.73% dei casi sono lontani dalla scrivania, una percentuale confermata, decimale più decimale meno, anche nei mesi precedenti); i 49 impiegati della Direzione urbanistica idem (a maggio non hanno lavorato nel 16,79% del tempo, ad aprile nel 15.48); e tra tutti i Municipi quello meno ligio al dovere è il 9 (i suoi 19 addetti schivano le carte sul tavolo nel 19,61% dei casi).
Altra questione è nella sede della Città Metropolitana di via Vivaio: sarà pur vero che i circa 1.200 contrattualizzati di Palazzo Isimbardi svolgono i propri impegni con precisione e risultato (tanto che i bonus di rendimenti non tardano mai ad arrivare), ma dai piani alti all’ufficio più di servizio, le richieste di congedi giustificati sembrano non essere una grande rarità. Intendiamoci, pure nell’ente metropolitano le percentuali assenteiste non sfondano mai quota 25-30%, ma qui di stakanovisti nel vero senso della parola non ce ne sono molti. La direzione generale, tanto per dire, nel giugno scorso (è l’ultimo rendiconto disponibile) ha totalizzato un tasso di assenza del 22,86%, il segretario generale del 14,29% e il settore che si occupa del sistema informativo del lavoro il 16,93%. Poteva andare peggio, certo.
In Regione Lombardia, invece, ci sono alcuni uffici molto meno attaccati al lavoro (quello della Prevenzione che, sempre a giugno del 2017, è stato in permesso il 39,88% delle volte; quello della Programmazione della rete territoriale che ha raggiunto il 34,63% delle assenze e quello della Valorizzazione culturale, il 28,91%).
A Palazzo Lombardia, però, c’è anche chi dalla scrivania proprio non riesce a staccarsi. Come lo staff del Direttore generale (zero assenze a giugno, qualche decimale da inizio anno: ma è robetta da poco), l’ufficio Bilanci (stesso copione) e i colleghi del settore Fattori produttivi (come sopra). Settori che bilanciano quelli con il maggior numero di permessi e assenze.
Nell’ente metropolitano, l’ex Provincia, nessuno ha realizzato le zero assenze di servizio, ma anche qui c’è chi lavora duro. Come il settore che si occupa della gestione tecnica e dell’edilizia scolastica (i suoi addetti sono stati a casa solo l’1,14% delle ore dovute) o l’area Affari istituzionali (tasso di assenza: 2,46%).
E se, tornando al Comune di Milano, il primo cittadino Beppe Sala nell’ultimo periodo deve aver tirato le orecchie ai suoi (i dodici impiegati del Gabinetto del sindaco, a maggio, hanno totalizzato appena lo 0.38% di assenze, ma nei due mesi precedenti quella cifra era del 5,07%), altre sezioni di Palazzo Marino stanno chine sulla scrivania e difficilmente si spostano alla macchinetta del caffè: l’area contratti di servizio e controlli di gestione, per esempio, non chiede un permesso da mesi e i due assunti nel progetto “Digital lead” lavorano senza sosta. Mai preso neanche un raffreddore.
Claudia Osmetti (Liberoquotidiano)
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