Antonietta, la solitudine, la fantasia

Le storie di Nene Milano

Milano 12 Settembre – Antonietta ha una certa età, forse settanta, forse ottanta anni. Non si capisce. Perché il viso è pieno e sorridente, lo sguardo tenero e comprensivo, il trucco leggero e d’altri tempi, la cipria pallida e un’ombra di rossetto a valorizzare il sorriso.

Antonietta, vedova da tanti anni, quanti non lo ricorda più, si è inventata un modo per tenersi compagnia, con il pudore della discrezione, con la dignità di un’intelligenza vivace, con la fantasia di un cuore che si misura con la realtà

Antonietta siede con disinvoltura sulle panchine delle pensiline, alla fermata dell’autobus, ma non deve salire sull’autobus, non deve andare in un posto prestabilito, no, vuole solo incontrare persone, scambiare qualche chiacchiera, fare delle considerazioni sulla politica, essere conviviale.

E così stazionando sempre alla solita ora alla fermata dei soliti autobus, ha anche stretto amicizia con chi va abitualmente a lavorare, con le mamme che portano a scuola i figli: si è creata un mondo, insomma, un mondo che le tiene compagnia e le riempie i lunghi pomeriggi in casa perché l’immaginazione vola, i bambini crescono, poi vanno all’università, poi si innamorano e Antonietta è lì, ad osservare, e poi c’è la difficoltà a trovare un lavoro e poi muore quella signora che accompagnava il figlio invalido….e adesso che succederà?….e si è sposata la biondina timida che sembrava sempre triste e quel ragazzone sempre con il giornale degli annunci non si vede più…forse ha trovato un lavoro e le due gemelline così uguali ridono sempre… beata gioventù.

Antonietta non è pettegola, lei partecipa con passione, ogni tanto regala un centrino all’uncinetto fatto con amore ed è il suo modo di dire “Grazie” per l’attenzione, per la compagnia.

Le persone si avvicendano alla fermata dell’autobus ed hanno fretta. Scambiano impressioni sul tempo e quando l’autobus si fa attendere più del dovuto, scappano le confidenze, le imprecazioni sulle disfunzioni dei mezzi pubblici, le considerazioni sulla crisi e le difficoltà del momento, le speranze segrete per il futuro.

Antonietta ascolta e si macera per l’impossibilità di fare qualcosa per gli altri che non sia ascoltare con tenerezza e partecipazione.

Le persone non capiscono o non vogliono capire il sorriso di tanta solitudine.

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