In caso di catastrofi predisporre un adesivo per ogni bestia, poi cercare un rifugio sicuro.
Di fronte alle catastrofi naturali, uragani, incendi, terremoti, ci sarà sempre qualcuno che pone le stesse domande: ma perché quando morte e distruzione colpiscono così severamente le persone, c’è chi si occupa di salvare gli animali? Non è uno spreco di denaro ed energia? La domanda andrebbe posta agli anziani soli, la cui unica ragione di vita spesso risiede in un gatto che ronfa sulle ginocchia, ai bambini piccoli che si sentono protetti da quel «fratellino» peloso che dorme di fianco al letto, a tutti quelli la cui strada ha incrociato quella di un animale dallo sguardo sincero, fedele, mai ingannevole. Gli altri non potranno mai capire. Ero giovane quando, alle tre di mattina, una forte scossa svegliò la mia città. Mio padre era all’estero. L’impulso fu di seguire mia madre e mia sorella nella fuga verso i giardini pubblici davanti casa, Arrivato al portone mi fermai. Dov’era Rocky, il nostro cocker? Col cuore in gola per la possibilità di una seconda scossa tornai in casa e lo trovai tremante sotto il letto. Passammo la notte assieme, su una branda, in un’aiuola.
L’impatto devastante delle catastrofi naturali, soprattutto inondazioni e incendi, sulla fauna selvatica va ben oltre la vita stessa, ma implica spesso radicali cambiamenti dell’habitat che rendono la situazione drammatica al di là del numero di vittime. Purtroppo personalmente, su questo versante possiamo fare ben poco, se non sostenere, con donazioni, organismi di provata fiducia che si occupano di queste complesse dinamiche biologiche. Per quanto riguarda invece gli animali domestici la cosa più importante, specie se la catastrofe è prevedibile, è farsi trovare preparati. Mentre il terribile uragano Irma si avvicinava alla Florida, centinaia di bollettini venivano emessi da migliaia di siti. Tra questi anche quelli (utilissimi) per chi aveva un animale. In questi casi è solo l’uomo che li può salvare. Tra i consigli più utili c’è quello di dotarsi di un ben visibile adesivo da apporre sull’abitazione, che segnali il numero e la specie degli animali che vivono in casa. Se si riesce a portarli con sé, scrivere «Animali evacuati», per evitare perdite di tempo ai soccorsi.
Organizzare un rifugio sicuro è la seconda priorità, ricordando che se non è sicuro per te non lo è neanche per il tuo animale. In caso di impossibilità pensare in anticipo a dove portare gli animali perché non tutti i rifugi della Croce Rossa li accettano. Cercare amici o parenti, esterni all’area coinvolta, che siano disposti a tenere il vostro animale. In alternativa cercare un hotel che li accetti. Se si intraprende un viaggio verso aree più sicure preparare un piccolo kit d’emergenza che comprenda collari, guinzagli, un fischietto per richiamo, una cartella con i farmaci che assume, una sua foto recente, un collare con catarifrangenti, una medaglietta con i dati principali del proprietario, oltre ovviamente a cibo, acqua e coperta. Per quanto riguarda gli uccelli, occorre ovviamente una gabbia con una coperta che mantenga il caldo e il buio oppure, nei mesi estivi, uno spray per inumidire periodicamente le penne. Indispensabili gli anelli di identificazione. Fondamentale un alimentatore temporizzato. Gli uccelli mangiano più volte al giorno e, in caso debbano essere temporaneamente abbandonati, lo strumento consentirà loro di alimentarsi.
OSCAR GRAZIOLI (Il Giornale)
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