Teatro Gerolamo: Amarcord Colla, le marionette e la ligera

Cultura e spettacolo

Milano 13 Settembre – Bello poter dire di nuovo «Andiamo al Gerolamo!». Si era ormai talmente abituati alla sua chiusura, che ora il solo nome rievoca atmosfere di una Milano che fu. Ma non è più così. Ora si parla al presente in piazza Cesare Beccaria. Cercando (ovviamente) di essere all’altezza della propria storia. La scorsa stagione la riapertura ufficiale, dopo 33 anni di inattività di cui sei in restauro massiccio ad opera della Società Sanitaria Ceschina, proprietaria da circa un secolo dello stabile. Ora si inizia a fare sul serio per riempire quei 209 posti. Con una programmazione che celebra lo spirito originario della «Piccola Scala» e, allo stesso tempo, va oltre. Cercando un intelligente dialogo con la contemporaneità. Senza esagerare, s’intende.

Non a caso si comincia da dove tutto è cominciato nel 1868, quando il Gerolamo venne fondato per dare una casa alle marionette. E si consideri che all’epoca il teatro aveva una capienza totale di 600 posti, dettaglio non da poco… Il grande marionettista Giuseppe Fiando fu chiamato per primo a gestire lo spazio, successivamente diretto per quasi mezzo secolo dalla Carlo Colla & Figli. Ed è proprio la storica compagnia milanese ad aprire la stagione con «La Vecchia Dorotea», ieri tsera in anteprima a prezzo popolare  e poi in replica fino a domenica. Un piccolo classico dei maestri marionettisti, commedia in due tempi scritta da Carlo II Colla per la regia di Eugenio Monti Colla. Andò in scena abitualmente al Gerolamo fino a metà Novecento. E di solito viene fatta rientrare nel filone «informativo»: ovvero quei lavori che almeno fino alla prima guerra mondiale furono utilizzati come veri e propri mezzi di informazione per raccontare cronaca ed attualità. Soprattutto in provincia. In questo caso lasciandosi ispirare da un avvenimento che fece molto scalpore sui quotidiani dell’epoca.

«Un fatto di cronaca della Milano ottocentesca – spiega Eugenio Monti Colla – che ha come sfondo il quartiere del Verziere con le sue case e i suoi abbaini, con i caffè popolati dai «ligera», giovani senza lavoro e dediti a piccole e grandi truffe ai danni dei più deboli. È qui che nasce «La giocatrice del lotto». Al centro della vicenda sta appunto una vecchia con il vizio del gioco che, presa da superstizione, giura di non giocare mai più e che il diavolo venga a prenderla se mancherà al giuramento. Ma appunto un «ligera» ordirà una truffa ai suoi danni…. Il manoscritto in questione comparve nel repertorio della nostra compagnia verso la fine dell’Ottocento col titolo «La vecchia Dorotea» e tenne cartellone al Gerolamo sino al 1957, anno in cui le marionette furono «persuase» a lasciare la loro sede storica dove agivano dal 1906. E questa versione viene ora riproposta al pubblico milanese». Edizione filologica.

A riscoprire un altro tassello dello sterminato repertorio dei Colla. Ma è solo l’inizio. A fine mese si rivede Antonio Lubrano, storico volto di «Mi manda Raitre», in trasferta a Milano con il racconto «La Sirena Bugiarda». A ottobre spazio a I Solisti de La Verdi, prima di una personale dedicata a I Sacchi di Sabbia, con quattro spettacoli e una mostra in tre giorni (dal 13 al 15). Ottima scelta. E poi ancora fra gli altri Lucia Poli, Piero Colaprico o i Testori dell’Arianna Scommegna.

Fino a domenica al Teatro Gerolamo in piazza Cesare Beccaria, 8. Biglietti 6/34 euro. Info: 02.36590120.

Diego Vincenti (Il Giorno)

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