Migranti giardini Legnone, la paura dei cittadini residenti “Che succede se non diamo i soldi che ci chiedono?”

Milano

Milano 14 Settembre – Una lettera inviata a Cronaca Milano per descrivere  paura, dubbi, insicurezza. Un malessere diffuso a Milano, per la superficialità con cui si gestisce il fenomeno migranti e per l’elevato numero delle presenze “accolte” da Sala e compagni.

Di seguito ecco la segnalazione inviata alla Redazione (redazione@cronacamilano.it) riguardante il degrado dei giardini di via Legnone; siamo nel quartiere di via Carlo Imbonati, dove lo scorso luglio è stata sgomberata una scuola divenuta ritrovo notturno per migranti. Mandati via dalla struttura, ora tali persone stazionano nella zona, creando allarme tra i residenti: “Abbiamo paura che la situazione peggiori”. E avvertita la Polizia locale, i vigili hanno dato una risposta che denota chiaramente l’impreparazione della città a gestire la situazione dell’immigrazione: “Non sappiamo dove mandarli a dormire”. Nel dettaglio:
LO SGOMBERO A LUGLIO, MA NULLA È CAMBIATO – Buonasera – ci scrive la nostra lettrice –, nei giardini Legnone (via Carlo Imbonati, zona 9), di notte ci sono i migranti che a luglio 2017 sono stati mandati via dalla scuola media Pavoni (in via Benigno Crespi 40), e hanno trovato proprio questi giardini per dormire sulle panchine.
“STANNO ANDANDO ANCHE NEGLI ALTRI GIARDINI DI ZONA” – “Oltre ai giardini Legnone – prosegue la cittadina – stanno andando anche negli altri giardini della zona.
MOLESTIE NOTTURNE – “L’altra sera rientrando a casa di notte – aggiunge ancora la residente –, ci siamo trovati un migrante che ci chiedeva soldi in piena notte e un altro dormiva.
“ABBIAMO PAURA” – “Nella zona abbiamo paura – spiega la cittadina –: se non diamo loro i soldi che ci chiedono, cosa può succedere?”
“I VIGILI NON SANNO DOVE MANDARLI”– “I vigili e le Forze dell’ordine sono stati avvisati – prosegue la cittadina –, ma non sanno dove mandarli a dormire.
TEMIAMO CHE LA SITUAZIONE PEGGIORI – “Non è possibile – conclude la nostra lettrice –. Abbiamo paura che la situazione peggiori. Grazie mille, S.”

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