Nonna Nunzia e un sogno: una casa popolare

Le storie di Nene Milano

Milano 16 Settembre – Nunzia ha la vivacità negli occhi della sua Napoli, le mani raccolte in grembo raccontano un’attesa, le parole cantano un dialetto che non ha mai dimenticato, nonostante i 40 anni vissuti a Milano. Ed è la nostalgia del suo mare, di una piccola casa con le persiane verdi, di un vicolo pieno di sole e di allegria, dei tanti parenti e amici che ancora vivono là, dove era così bello chiacchierare e confidarsi, la sera, dopo il lavoro. “Avevamo pochi soldi, mio marito faceva il facchino in un albergo e io sapevo lavorare di fino con l’uncinetto e ricamavo il corredo dei signori. Dopo la nascita di cinque figli, quattro femmine e un maschio, l’opportunità di lavorare in fabbrica con i bollini, a Milano, ci è sembrata la benedizione di Dio. E a Milano abbiamo fatto subito la domanda per una casa popolare e abbiamo aspettato per tanti anni che ci venisse assegnata. La casa popolare era la sicurezza di avere un tetto per tutta la vita, era il sogno di avere qualcosa di nostro, da sistemare con il nostro gusto, perché sai che potrai starci per sempre se paghi regolarmente l’affitto e l’affitto è proporzionale a quello che puoi dare, a quello che guadagni. In 40 anni abbiamo cambiato sei case, invece. Ogni volta cercando quella che costava meno e abbiamo vissuto in sette persone anche in due stanze con il figlio più piccolo che dormiva in cucina. Ma il maschio è andato a scuola fino al diploma e fa il ragioniere in una ditta a Garbagnate. Le figlie si sono sposate e sono tutte sistemate nelle cooperative che pagano poco, ma è un lavoro fisso e sicuro”.

Il mondo di Nunzia è tutto qui: la spesa al martedì, al mercato sotto casa, una sosta, sempre al martedì e solo al martedì, al bar per un’acqua alla mandorla, (unico strappo alla dieta per il diabete), lo sguardo attento e presente, quasi un invito per dire che c’è, che esiste, che parlare con lei sarà piacevole e farà bene ad entrambi, perché basta poco per non sentirsi più soli, perché sorridere non costa nulla, perché oggi il sole è bello anche a Milano, perché, in fondo, con la vecchiaia, perdere tempo in chiacchiere non è così disdicevole.

“Oggi pago cinquecento euro al mese di affitto e con la pensione reversibile di mille euro, me la cavo e benedico Milano e quel lavoro in fabbrica con i bollini. Io ho bisogno di poco, mi basta mangiare e stare bene di salute. Questo quartiere è un po’ come un paese. Qualche volta le mie figlie mi accompagnano in città a vedere il Duomo e la Galleria, così tanto per fare una cosa diversa, perché abitano fuori Milano, a Sesto, a Cesano Boscone, a Novate e non possono venire spesso, ma mi chiamano tutti i giorni per sentire come sto e quando vanno a fare un viaggio mi mandano una cartolina”

La casa di Nunzia è un trionfo di centrini, anche incorniciati e appesi come fossero merletti di ricordi e, al centro di un tavolo, alcune paperelle fatte all’uncinetto e inamidate sembrano specchiarsi nel lindore lucidissimo del legno. E, su un pannello gigante di sughero affisso alla parete, forse cento o anche di più cartoline raccontano la gioia, la nostalgia, la solitudine: i ricordi di un’intera vita.

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