Milano 17 settembre – Il furto è misterioso, ancora da decriptare e soprattutto, in periodi di massima allerta terrorismo, è «anomalo» per definizione degli stessi investigatori che si occupano di prevenire attentati. Circa trenta chilogrammi di materiale incendiario sono spariti da una ditta. Un «colpo» ingente che potrebbe non avere collegamenti con la criminalità — almeno a studiare la casistica — e non essere «preparatorio» ad azioni come assalti in banca oppure a portavalori. Il furto potrebbe comunque essere estraneo a strategie terroristiche ma la sua tempistica, al di là come detto della sua singolarità, ha attirato le analisi e gli approfondimenti degli investigatori. Il «colpo» sarebbe datato qualche giorno fa, quasi in coincidenza con la sparizione di tre furgoni della Dhl. Come richiesto da una circolare del ministero dell’Interno per la «scomparsa» d’ogni mezzo di grosse dimensioni (alla pari di tir e bus), i veicoli erano stati subito segnalati e ricercati. shadow carousel E la caccia, nel caso di uno dei furgoni, pareva essere terminata intorno alle 21 di mercoledì, quand’era arrivata un’allerta alla centrale operativa dei carabinieri di via Moscova. Il veicolo della Dhl era «rispuntato» nella zona cittadina intorno alla periferia del Corvetto; «risaliva» corso Lodi verso la fermata Brenta della linea metropolitana. Ricevuta quella segnalazione, la centrale aveva diramato tutti i dettagli alle pattuglie impegnate nel turno di presidio del territorio, pattuglie alle quali si erano unite poi le «volanti» della polizia e le macchine delle altre forze dell’ordine in strada. Ma del furgone Dhl, non c’era più nessuna traccia. La segnalazione, va da sé, era stata ed è ancora ritenuta attendibile. Per un semplice motivo: non era giunta ai carabinieri da un passante «qualunque» o da un automobilista che magari si era confuso, bensì direttamente da un dipendente della stessa azienda di logistica. Insomma, una voce «affidabile» e di conseguenza da prendere in seria considerazione. Il veicolo (un Ducato) presumibilmente transitato per il Corvetto, era quello rubato nello stabilimento di Siziano, in provincia di Pavia. Dopodiché bisogna ripetere quanto già detto dai vertici dell’Antiterrorismo: non esistono segnali netti che possano collegare i mezzi a un progetto stragista. E allo stesso tempo, tornando al furto nella ditta, potrebbe non esserci uno «scenario» simile per l’uso finale di quel materiale incendiario. Restano però l’enorme quantità asportata e i dubbi di altri investigatori oltre a quelli dell’Antiterrorismo. «Non è una cosa che riguarda la delinquenza comune e abbiamo molte, moltissime riserve sul fatto che l’episodio vada correlato a manovre della criminalità organizzata» dice al Corriere una fonte qualificata. Del «colpo», non sono ancora note le coordinate. S’ignora in quanti abbiano agito, e se ci fossero delle telecamere (ed eventualmente funzionanti), mentre non risultano in un passato lontano e recente altri «attacchi» a quella fabbrica. Da capire anche come il materiale sia stato trasportato via, con quanti (e quali) mezzi.
Andrea Galli (Corriere)
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