“Ecco come si vive con una moschea in cortile. Prego il sindaco di chiuderle tutte»

Milano

Dopo l’idea di sanare i minareti più piccoli. La testimonianza: «Entrano in centinaia, mangiano, lavorano, sporcano. Non si vive più»

Milano 18 Settembre – «Io amo la mia casa e non la voglio lasciare per nulla al mondo. Ma non è più  possibile vivere così. Adesso basta. E Sala non ci provi nemmeno a regolarizzare situazioni  come questa». Siamo in via Carissimi, una tra versa della trafficatissima Melchiorre Gioia, e per i residenti del quartiere la misura non è colma, di più. Manco a dirlo, l’oggetto del contendere è una delle tante moschee abusive che, nonostante una chiarissima legge regionale in vigore, l’amministrazione comunale si rifiuta di chiudere.

Da quel cancello al civico 19, il viavai è costante, dalla mattina alla sera. E persino di notte. Per pregare, cinque volte al giorno, centinaia di musulmani in abiti tradizionali percorrono la rampa che porta al seminterrato in gestione all’Associazione culturale islamica “Al Nur”, ovvero “La luce”, stesso nome del partito fondamentalista egiziano di orientamento salafita. Una comunità bengalese che dal 2010, dopo aver comprato gli spazi da un privato, ha trasformato quei duecento
metri quadrati in un vero e proprio luogo di culto. Senza nessun permesso né autorizzazione. Non solo. Perché diversi sopralluoghi hanno accertato che all’interno dei locali è attivo anche un servizio di ristorazione frequentato da un buon numero di persone. Con quali norme igieniche e, soprattutto di sicurezza, non è dato sapere.
«Quando cucinano, dovete vedere che fiammate che escono dai tubi che danno sulla strada. Una bambina per poco non si scottava…». Per non parlare della sporcizia che i fedeli di Allah lasciano alla fine dei loro incontri, coi topi che hanno cominciato a fare capolino da quelle parti. Scontato, dunque, che chi provi a mettere in vendita il proprio appartamento si scontri con la dura legge del mercato immobiliare. «Qui attorno ci sono case che hanno un alto valore catastale, che per colpa della moschea è sceso. E anche di tanto».

Ma i problemi che angosciano chi vive nei dintorni purtroppo non si esauriscono qui. La notte, infatti, dormire è diventato un esercizio quasi impossibile. «C’è gente che dorme qui sotto, anche se non potrebbe.Urlano al megafono per chiamare le preghiere e si sentono anche rumori sospetti come se si trattasse di lavori. Non vorrei che stessero ampliando i propri spazi.» In ogni caso guai a parlare di razzismo. A queste latitudini si chiede solo il rispetto delle regole. «Se metto un chiodo fuori posto, mi becco subito una bella multa. Ed è anche giusto che sia così. Ma per queste comunità che violano la legge senza porsi il minimo problema non interviene nessuno. La nostra libertà non deve essere soffocata a favore della loro». E pensare che qualche anziano residente del quartiere ha provato la via del dialago coi “vicini di casa”, ma non è servito a nulla. Anzi. Chi ci ha provato, come risposta, ha ottenuto solo insulti. E minacce. «Sono persone molto aggressive, si credono padroni e perciò fanno quello che vogliono. Lasciano persino che i bambini facciano la pipì per strada. Una situazione insostenibile. Ora prepareremo un esposto per chiedere lo sfratto».

Dalla parte dei cittadini, il leghista Samuele Piscina, presidente del Municipio 2: «Se un italiano facesse quello che fa questa associazione, i vigili sarebbero già usciti a mettere i sigilli. Le leggi sono chiare e devono valere per tutti. Sala, del resto, aveva fatto delle promesse, che ora invece valgono zero. Ha i poteri per chiudere la moschea di via Carissimi, così come per tutte le altre. Lo faccia ».

Massimo Sanvito (Libero)

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