In Centrale i bivacchi dimezzano le quotazioni; in Porta Venezia prezzi scesi del 30%
Milano 23 Settembre – Dove è arrivata l’immigrazione clandestina le case continuano a perdere di valore. Parola di Barbara Magro, esperta di immobili di pregio e del mercato immobiliare milanese. Dalla Stazione Centrale ai Bastioni di Porta Venezia, da via Padova e viale Monza al Lazzaretto con gli extracomunitari e i loro bivacchi per il mercato del mattone è arrivato il colpo del kappaò: i valori delle case sono in caduta libera e si può arrivare anche a 2 mila, 2.500 euro al metro quadro, per immobili che fino a sette o otto anni fa valevano tre volte tanto.
Prima la crisi e l’aumento della tassazione sulla casa. Ora l’immigrazione. Il mattone a Milano non è mai uscito da tunnel. Anzi: con la conquista di intere zone della città da parte dei clandestini è arrivato il colpo del kappaò. Si salva soltanto il centro, dove le quotazioni sono addirittura in ripresa. Fuori dall’Area C, però, i valori sono in caduta libera e si può arrivare anche a 2 mila, 2.500 euro al metro quadro, per immobili che fino a sette o otto anni fa valevano tre volte tanto.
«Se le quotazioni sono calate dal 40 al 50 per cento in periferia, ci sono molte zone semi centrali, anche appena fuori dalla cerchia dei Bastioni, che hanno perso addirittura di più», spiega Barbara Magro, esperta di immobili di pregio e del mercato immobiliare milanese. «E non si tratta di fenomeni isolati», aggiunge, «né tanto meno passeggeri. Dove è arrivata l’immigrazione clandestina le case continuano a perdere di valore».
In realtà non c’è un’unica fenomenologia. Ogni zona ha la sua piaga. «L’area attorno alla stazione Centrale è segnata dai bivacchi di clandestini con una percezione diffusa di pericolosità. Gli immobili di Piazza Duca d’Aosta, ad esempio», racconta l’ìmmobilìarista, «valgono dal 40 al 50 per cento in meno, ma va anche peggio. In piazza Luigi di Savoia, a due passi dalla stazione, i valori sono scesi anche di più. Immobili che costavano 6 mila o 7 mila euro adesso si vendono a non più di 3 mila al metro quadrato. Eppure l’intera zona è stata riqualificata e ci sono fabbricati molto interessanti. Ma nessuno li vuole più. Non basta la presenza della Polizia a rassicurare le persone. Il senso di pericolo e di insicurezza continua a prevalere. Mentre in molte grandi città europee le aree attorno alle stazioni ferroviarie sono fra le più pregiate, a Milano accade esattamente il contrario».
Sorte simile è toccata alla zona dei Bastioni di Porta Venezia, controllati di fatto da bande di sudamericani dediti a traffici di ogni genere. Incluso lo spaccio di droga. E non va meglio nel quadrilatero degli africani, delimitato da via Lazzaretto, via Tadino, via Lazzaro Palazzi e viale Vittorio Veneto. «Qui accade un fenomeno diverso, non ci sono i bivacchi dei clandestini come in stazione Centrale, si tratta di un quartiere multietnico a tutti gli effetti, dove molti esercizi sono gestiti da extracomunitari, eritrei soprattutto». È sempre Barbara Magro che racconta: «In quest’area, attorno a negozi, bar e ristoranti condotti dagli stranieri, gravitano però molti clandestini. E non mancano neppure risse e aggressioni. Il risultato è il solito: i valori sono già scesi almeno del 30% e sono destinati comunque a calare ancora. Da quel che mi risulta le attività sono intestate a immigrati regolari, con tanto di permesso di soggiorno. Attorno ai quali gravitano però tantissimi clandestini».
C’è poi il caso di via Padova e viale Monza, afflitte da una delinquenza così diffusa e una presenza criminale talmente evidente da far perdere almeno il 50% del valore degli immobili. «In questo spicchio di città», spiega la Magro, «si è creato il meccanismo che si comincia ad intravvedere in zona Lazzaretto: le attività sono finite una dopo l’altra in mano agli stranieri e attorno a negozi e bar ruota oramai una imponente immigrazione clandestina».
Se le quotazioni degli appartamenti sono in forte calo, non va meglio per i negozi. Ve ne sono tantissimi all’asta, a prezzi ridicoli. Ma in questo caso la causa è riconducibile soprattutto agli effetti della crisi e alle rendite catastali alte, con tassazione elevata, capace di scoraggiare in partenza chiunque voglia avviare una nuova attività.
Attilio Barbieri (LiberoMilano)
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