Beppe ha un’idea per battere Roma sul turismo

Milano

Questo è il resoconto segreto, secondo taluni inventato di sana pianta e di marca profondamente satirica, di un dialogo nelle segrete stanze di Palazzo Marino. Verte sulla grande, quasi impossibile sfida, di portare quindici milioni di turisti a Milano. Quest’anno ce ne sono stati 8 milioni. Forse abbiamo superato Roma. Ma dipende da come si contano, perché l’Urbe, essendo la Sede del Soglio di Pietro, di fatto conta doppio. Infatti l’assessore al Turismo Capitolino ha smentito immediatamente. 14 ne facciamo all’anno noi, ha detto. Voi forse la metà. E questo è stato uno smacco bruciante. Così doloroso da aver minato la pace mentale del Sindaco dei record (il primo, per esempio, ad aver fatto rischiare il default a Milano). Che ha pensato di correre ai ripari per risolvere il problema. Da qui il dialogo, passatoci da fonte anonima. Non sappiamo quanto affidabile. Lo lasceremo giudicare al prudente lettore:

Dunque Quest’anno supereremo gli 8 milioni di visitatori e per l’economia e la reputazione di Milano è fondamentale”

Certo Beppe, è verissimo, e se riuscissimo a ridurre il numero di stupri sotto uno al giorno, soprattutto sulle turiste…”

Taci, villico. Non distraiamoci: questa è una gara serrata con Roma e non dobbiamo perderla”

Sì, o eccellentissimo, ma quando il turista entra in città dalla Centrale e si ritrova in mezzo ad un centro di accoglienza a cielo aperto magari…”

“Ma chi ti ha mandato, Minniti? Menagramo fascista, devi dare un colpo d’ala e vedere la cosa dall’alto”

“Certo, o potentissimo, ma dall’alto i turisti vedono i campi nomadi, gli edifici abbandonati, il degrado”

“Portate via il disfattista e mettetelo a meditare, frustandolo se necessario. Ora andiamo avanti, cos’ha Roma più di noi”

“….”

“Beh, ho fatto una domanda. Nessuno che voglia buttarsi? No? Ve lo dico io, Roma bara”

“Certo luminosissimo che bara, sono più grandi, hanno più monumenti, sono…”

“NO! Mettete un cilicio a quel demente. No, Roma bara, perché sono due in una!”

“In che senso, Vostra Maestà?”

“Hanno il Vaticano, pezzo di somaro. Quindi sono due città. Noi una sola. Possiamo rispondere colpo su colpo a tutto, dal Colosseo alle Terme. Solo al Vaticano non abbiamo risposta”

“Beh, dovremo conviverci immag…”

“Perché questo imbecille è ancora qua? E tu, sarto, vedi di muoverti che ho la conferenza stampa a breve”

“A proposito di sarto, eccellentissimo, perché questa veste… stravagante? Bianca, lunga…”

“Non ci arrivate proprio plebei? Loro hanno il Papa. Va bene, se lo tengano. Noi siamo laici. Quindi, se la storia ci ha insegnato qualcosa, noi abbiamo diritto all’Imperatore. È tutto così banale. Avremo di nuovo Guelfi contro Ghibellini. Io sarò Beppe, Primo del suo nome, Imperatore di Milano, curatore del Verde, Scudo delle cooperative, Grande Traghettatore, Magistro dell’Accoglienza e sarà la principale attrazione di Milano. Da quattro angoli del mondo verranno a vedermi. Come prima cosa voglio giardini. Giardini a profusione. A costo di piallare mezza città. Così la gente passeggerà e penserà alla Gloria Imperiale di Milano. Ed io sarò ricordato come il Salvatore. Elimineremo il debito, negheremo il deficit. E poi pane per tutti, distribuito dalle Coop. E spettacoli, offerti dai Centri Sociali. Sarò Lo Imperatore e batteremo Roma. Sento dei rumori fuori, sono sirene dell’ambulanza? Chi sono questi due signori vestiti di bianco? Perché quella camicia…”

Qui la trascrizione si interrompe. Non sappiamo davvero cosa pensare. E voi?

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