Che gran cosa è scoprire l’acqua calda dei concorsi truccati in università?

Attualità

Milano 27 Settembre – Quando ho letto di un tale ricercatore – un abbonato del Fatto quotidiano, come da lui stesso rivendicato – che si sarebbe rivolto alla Procura di Firenze per far valere i suoi presunti diritti di escluso da un concorso, tal che è scattata la retata di decine di professori universitari di diritto tributario e 500 (dicasi cinquecento!) militari sono stati impiegati dallo Stato per compiere arresti, perquisizioni, sequestri di informazioni sensibili (anche i nomi e le carte dei contribuenti in contenzioso con il fisco? Anche i delicati segreti professionali di tecnici che danno fastidio all’Agenzia delle Entrate?), mi sono detto che l’Italia è proprio al capolinea. E non c’è niente da fare, siamo destinati a scivolare in Terzo Mondo.

Dopo di che, memore di un conculcamento per via giudiziaria della Costituzione repubblicana, la restrizione della libertà di associazione e di opinione e di partecipazione a un partito politico (perché di questo si tratta quando sequestri i conti della Lega, e li sequestri dopo quattro anni, nell’anno di tutte le elezioni, regionali e nazionali, e nessuno dice niente, e sembra che almeno nel ventennio mussoliniano qualche foglio di giornale clandestino protestasse contro i tribunali fascistizzati e le leggi liberticide), ecco davanti alla retata e al sequestro della libertà di associarsi e agire politicamente come Lega Nord, l’altro ieri, lunedì 25 settembre dell’anno 2017, mi sono alzato in consiglio comunale a Milano e ho proposto uno schema di mozione che mi sono augurato diventasse la mozione di tutti. Perché al di là della appartenenze politiche, si capisce che c’è in gioco la libertà di essere cittadini e non sudditi di uno Stato che in qualunque momento può decidere di venirti a prendere, ridurti al silenzio e, quel che è peggio, portarti via tutto e sbatterti in galera. Ora, prima di proporvi lo schema di mozione che ho proposto in Consiglio, chiedo al lettore la pazienza di seguirmi nella seguente digressione.

Ho sessant’anni, due lauree, nessuno mi ha regalato una cattedra, però come sanno tutti coloro che hanno frequentato una università italiana, è noto che non esistono concorsi per il dottorato, la ricerca e, tanto più, la docenza, che non siano in qualche modo fatti su misura (“a fotografia” si diceva una volta) dei candidati “portati” dai piccoli e grandi “baroni”, professori ordinari di lungo corso o comunque “comunità” di autorevoli docenti (chiamatele “massonerie”, se preferite). Dalla medicina chirurgica all’ingegneria gestionale, non c’è concorso per ricercatori, docenti ordinari o straordinari qualsivoglia, che non sia in qualche modo “pilotato”.

È una pratica disdicevole, clientelare, di “gravissima corruzione” come dicono oggi certe Procure? Forse sì. Cambiamola. Il parlamento legiferi e riformi. Cosa c’entrano i tribunali? Intanto, così ha funzionato l’Italia dal tempo dell’Unità e non è detto che sia un male. Primo perché le università italiane non sono affatto messe male nel rating internazionale. Secondo, perché mi pare del tutto normale che un professore-maestro cerchi di sostenere – “portare” – lasciare una propria impronta magistrale attraverso i propri discepoli, scegliendosi i migliori e ottenendo per loro, ove il loro valore lo dimostrasse (e non c’è dubbio che, a parte i casi di nepotismo o di puerile ricatto, sessuale o altro, il “barone-portatore” è il primo ad avere interesse a favorire discepoli di valore e non a pasturare asini che mettano a repentaglio la reputazione dei loro pigmaglioni).

La meritocrazia e trasparenza sono concetti giusti, evidentemente. A patto di contestualizzarli e non sbandierarli in astratto. Altrimenti tanto vale scegliere un professore, un impiegato, un amministratore delegato, col metodo del Superenalotto. Palla di vetro, migliaia di nomi di stesso livello meritocratico iscritti nei bigliettini (però anche qui: siamo sicuri che la lode alla facoltà di ingegneria di Reggio Calabria corrisponda esattamente al merito di una lode al Politecnico di Milano? Non è ovviamente discriminare niente e nessuno ricordare realtà che gli organismi internazionali segnalano ogni anno, stilando classifiche di merito di scuole e università). E il Pierino bendato che estrae a sorte i vincitori delle posizioni in concorso. Una cretineria di cui non escludo che i Cinque Stelle potrebbero vantarsi di introdurre nell’ordinamento legislativo italiano, ad ogni livello, nel caso andassero al governo. Col risultato che ci troveremmo un’Italia scassata da cima a fondo, in ogni comparto, e la corruzione correrebbe a inventarsi la tombola napoletana al tarocco. Non a caso, negli Stati Uniti, non puoi nemmeno iscriverti alle facoltà più blasonate se non arrivi al test portando, oltre ai meriti del tuo curricola scolastico, soprattutto la fatidica lettera di raccomandazione di autorevoli personalità (professori, uomini di successo del mondo delle professioni, personaggi che abbiano autorità in materia di quel determinato corso di laurea, master o quant’altro). Quindi, che enormità è scoprire l’acqua calda che non c’è un concorso universitario in Italia che non sia fatto “a fotografia”, con commissioni che hanno già deciso il vincitore? Se non ci fosse quell’mozione Amicone trionfante che ha avvelenato tutti i pozzi di tutte le professioni e di tutta la vita della società italiana, queste cattive pratiche (ammesso che le riconosciamo “cattive”, vedi sopra) andrebbero corrette dal Parlamento, non dalla Guardia di Finanza sguinzagliata in giro per l’Italia a compiere arresti imbracciando le mitragliette e sequestrando montagne di carte che poi saranno utilizzate per cosa? Per i processi o per i ricatti politici?

Ed ecco infine la mozione – o meglio, lo schema di mozione unitaria che, sia pure con tutte le correzioni del caso, posso essere impreciso, eccedere in polemica, ma insomma l’ho offerta ad ogni limatura, mi basterebbe che se ne salvasse la sostanza, lo spirito, l’orientamento alla verità – ho sognato un giorno venga approvata dall’intero Consiglio della città di Cesare Beccaria e, come si dice ancora oggi, “capitale morale” della Nazione. Mozione rispetto alla quale ho registrato l’assoluto silenzio in aula e una sola reazione, quella del consigliere Basilio Rizzo, ex capo di Democrazia proletaria, puntiglioso e unico rappresentante di un raggruppamento di estrema sinistra, che dopo una giovinezza e maturità marx-mao-leninista, giunto all’età della pensione, oggi si vanta di seguire la bandiera giustizialista (e lo stretto rapporto con la Procura) come suo personale faro di agire politico. Ecco, l’unica reazione che ho registrato allo schema di mozione che qui di seguito ripropongo è quella di questo campione, Basilio Rizzo: «Finché sarò in Consiglio io, questa sua mozione non passerà mai».

«Premesso
che anche solo sulla base delle scarne informazioni di cui disponiamo ci appaiono del tutto abnormi le azioni giudiziarie che, come il recente sequestro dei conti della Lega o, per restare alla cronaca odierna, l’arresto di praticamente l’intera classe docente universitaria di diritto tributario, hanno il potere di stravolgere la vita democratica, cancellare le libertà di associazione e seminare il terrore in intere categorie professionali.

E premesso
che ingenti forze dello Stato – come nel caso dei professori universitari in questione (ma alzi la mano chi non ha mai sentito di concorsi universitari non “a fotografia”, come si dice, ebbene la politica intervenga, il parlamento riformi, non i tribunali!) per il cui arresto, perquisizioni, sequestro di informazioni sensibili (per esempio le cartelle di cittadini italiani in contenzioso con il Fisco?) sono stati mobilitati oltre 500 militari – ribadiamo: e premesso che ingenti forze dell’ordine e militari vengono quotidianamente sottratti alla persecuzione dei crimini più efferati e di maggiore allarme sociale (omicidi, stupri, rapine, traffici di armi, esseri umani, droga eccetera) per privilegiare la cosiddetta lotta alla corruzione dei politici e dei “colletti bianchi” cosiddetti, “lotta alla corruzione” che è per altro ritornello tipico dell’azione di propaganda e repressione degli stati totalitari (accadeva in Unione Sovietica ieri, accade in Cina oggi)

Il Consiglio comunale di Milano si appella a Parlamento, Governo e Presidenza della Repubblica, perché con provvedimenti equilibrati e leggi adeguate, faccia in modo che l’azione di singoli magistrati in cerca di clamore e notorietà rientri nell’argine dell’equilibrio e della prudenza, e non sia più improntata al massacro preventivo della vita, della reputazione e dell’onore delle persone, con atti volti a destabilizzare la vita democratica, sociale ed economica di questo nostro Paese. È ora di agire perché il potere giudiziario rientri nell’alveo della Costituzione repubblicana e cessi l’aura di prepotenza, opacità, discrezionalità e assolutismo in cui tale potere agisce, incontrastato, da oltre un ventennio. Tal che, tale potere, non cessa di rispondere con deserto e distruzione e vuoto, alla disperata richiesta di ripresa civile, sociale, economica, che viene da ogni piega della società italiana».

 

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