Problemi per il traffico, la staticità degli edifici e l’acqua stagnante
Milano 9 Ottobre – Architetto Alberto Artioli, ex soprintendente milanese ai Beni architettonici e paesaggistici, lei è favorevole o contrario al Progetto di riapertura dei Navigli illustrato dal sindaco Giuseppe Sala?
«E’ indubbio che il tema rivesta un grande interesse ed è anche particolarmente accattivante. Ma…».
Ma?
«Il progetto prevede in un primo momento delle aperture parziali. Non si può però partire con questa ambiziosa proposta realizzando piccoli tratti, magari in zone di territorio meno problematiche da un punto di vista tecnico, viabilistico e sociale, per poi valutare l’opportunità di proseguire nell’opera. Certo sarebbe bello riproporre l’immagine del passato che va a toccare i recessi più sentimentali della nostra memoria, anche se la memoria è spesso consolatoria ma anche traditrice. Oltre all’ovvio problema viabilistico, inoltre, ci sono anche altri dubbi che sorgono e motivi che devono indurre ad una doverosa prudenza».
La prima parte del progetto – continuità idraulica e riapertura di cinque tratti dei Navigli – costerebbe 150 milioni di euro. Una spesa sostenibile?
«Chi garantisce la copertura economica di questo faraonico progetto? Sponsor, contributi pubblici, fondi europei, tutte risorse potenzialmente sottratte ad altre iniziative più urgenti e necessarie per Milano. Serietà impone una elaborazione del piano di spesa rigoroso, con indicate le fonti ed anche gli oneri, non certo trascurabili, di mantenimento e manutenzione che altrimenti cadrebbero sulla città per gli anni futuri. Un indebitamento perenne che andrebbe programmato con esattezza. E c’è un altro aspetto da considerare».
Quale?
«Già i Navigli attualmente aperti non godono di ottima salute, soprattutto quando ci allontaniamo dalla zona centrale. Conosciamo tutti le condizioni non proprio idilliache dei parapetti, degli argini e la carenza di manutenzione in generale e dunque, prima di scoprirne altri, appare logico intervenire con la dovuta cura, attenzione e continuità sui Navigli esistenti. Senza dimenticare il problema dei sottoservizi».
I sottoservizi sono un ostacolo per realizzare il progetto?
«Parlo di fognature, impianti idraulici, rete gas, elettrica, telefonica, fibra ottica. Si tratterebbe di riprogettarli e ricollocarli. Con immancabili disagi per le utenze».
Altri problemi strutturali?
«Un tema che è stato sottovalutato, o forse mai affrontato con la dovuta attenzione, è quello della sicurezza strutturale degli edifici che saranno interessati dal progetto, e cioè tutti quelli, anche con particolare valenza storico-artistica, che si affacciano sui margini dei Navigli che si intendono riaprire. I Navigli sono stati coperti per molti tratti con lastre in calcestruzzo armato che sarebbe necessario ora smantellare, operazione non di semplice scavo o rimozione del terreno accumulato, ma di vera e propria demolizione con conseguenti notevoli vibrazioni e mutamento delle condizioni statiche».
Vada avanti.
«Oltre ai disagi di carattere sociale già elencati (traffico, tempi, inter *** ruzione utenze, possibili danneggiamenti agli immobili, danni alle attività commerciali), non va sottovalutato il disagio in termini di salubrità che può portare l’acqua, soprattutto se stagnante come probabile sarà in alcune zone».
massimiliano.mingoia@ilgiorno.net
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845