Milano 12 Ottobre – «I LOMBARDI sono al primo posto in Italia per disponibilità ad aiutare gli altri. Il 14% dei residenti in regione, quindi uno su sette, nel 2016, si è dedicato ad attività gratuite di volontariato, a fronte di una media nazionale dell’11%. Inoltre il 20,1%, uno su cinque, ha devoluto un contributo in denaro a sostegno di un’associazione impegnata nel sociale, contro il 14,8% a livello nazionale». Questi i dati raccolti dalla Camera di Commercio di Milano. In ossequio allo spirito solidale rivelato dai lombardi, lo scorso anno le imprese sociali in Lombardia sono aumentate del 3,2%, raggiungendo quota 11.519 nel primo trimestre del 2017, pari al 17,6% del totale nazionale (65mila attività).
OLTRE AI VOLONTARI, nel sociale lombardo trovano impiego 181mila addetti retribuiti, il 23,4% del totale Italia che ammonta a 772mila unità. La maggior parte delle imprese in regione è attiva nel settore dell’istruzione (4.532), seguono l’assistenza sanitaria (3.415) e sociale (2.193). Quanto ai capoluoghi, primeggia Milano con 4.608 imprese (aumento del 3,4% in un anno) e 67mila addetti, numeri che fanno del capoluogo lombardo la seconda provincia italiana per privato sociale, dopo Roma (5.698 imprese sociali e 80mila addetti). Medaglia di bronzo per Napoli con 3.722 imprese e 29mila occupati. In regione Milano è seguita da Brescia (1.326 imprese e 22mila addetti), Varese (1.029 imprese e 13mila addetti), Bergamo (1.015 imprese e 23mila addetti) e Monza (924 imprese e l lmila addetti). In un anno crescono soprattutto Sondrio ( 6%), Como ( 5%), Varese ( 4,3%), Pavia ( 4,1%).
ALTA LA PRESENZA delle donne nelle attività di cura del prossimo: in Lombardia le imprese sociali guidate da donne sono 3.462, il 30,1% del totale regionale, con una punta del 40,5% a Pavia. In Italia la provincia piu’ “femminile” del settore è Oristano che raggiunge la parita’ dei sessi con il 50,8% delle imprese, mentre la media nazionale e’ del 34,2%. «Negli ultimi anni — si legge in aggiunta in un report curato da Eupolis —: si è rafforzata la collaborazione tra il privato sociale e il pubblico. L’incidenza di enti che si relazionano in modo costante e sistematico con i Servizi Sociali Territoriali è passata dal 9,3% al 26,3% e si è molto ridotta la quota di enti che non hanno alcuna forma di collaborazione dal 29,5 al 9,2 per cento%».
Gi.An. (Il Giorno)
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