Milano 15 Ottobre – “Con tutti gli operatori del bike sharing lavoreremo a un manuale di istruzioni per l’uso della bicicletta di proprietà o in condivisione uniti per promuovere buone pratiche sull’uso delle strade della nostra città. Sono in corso i lavori per tre nuove piste ciclabili, quelle di Repubblica, Amendola-Conciliazione e piazzale Abbiategrasso. Abbiamo anche finanziato 9 progetti di nuove piste per circa 30 milioni di euro che ora sono in fase di progettazione esecutiva e gara. Tra queste quella di corso Sempione. Arriveremo così in cinque anni a trecento chilometri di percorsi ciclabili in città. E poi abbiamo in progetto sei velostazioni in corrispondenza dei capolinea delle metropolitane, per parcheggiare in sicurezza”.
Così Granelli, l’assessore che non aveva capito. È una sua grande caratteristica, sia quando era alla sicurezza, sia ora nel ruolo che ricopre: la vita sembra divertirsi a prenderlo alle spalle. È evidente a tutti che Mobike ed Ofo sono state gestite in maniera demenziale. Per ora, per fortuna, il problema è solo la sosta selvaggia. Ma all’aumentare del traffico e dell’uso, si potrebbero cominciare a contare le prime vittime. Comunque già la sosta in sé dimostra che siamo in mano a gente pericolosa per sé e per gli altri. Su queste colonne lo avevamo detto quando fu lanciato il bando: Milano non è fatta per una flotta di bicicletta. Non lo è strutturalmente, non è un problema di infrastruttura, ma proprio di mentalità. Infatti, in strada, le biciclette non si vedono. Sono tutte sul marciapiede, sia in moto che ferme. E questo perché, sia Pisapia che Sala, hanno la sindrome di Radetzky: marciapiedi larghissimi, come se ci dovesse passare ogni giorno l’esercito Austroungarico. Cosa che puntualmente non avviene, ma invita le due ruote. Anche perché giù, sul sedime stradale dove dovrebbero correre, sono parcheggiate le macchine che non hanno trovato spazio, visto che i parcheggi sono un tabù.
Il risultato è che il marciapiede diventa il jolly, è strada per chi corre, sosta per chi si ferma, incubo per i pedoni. Che, non potendo rivalersi su chi ci corre, si vendicano sulle bici in sosta, gettandole ovunque. E non abbiamo ancora tutte le bici in giro. Quando succederà, ed i marciapiedi non basteranno più, attenderemo pazientemente che Granelli ci spieghi a cosa serviranno tre piste ciclabili messe a caso. Il fenomeno free floating riguarda, soprattutto ed innanzitutto, tutte le periferie. E quelle non le copri con la pista ciclabile di piazza Abbiategrasso. Forse sarebbe ilc aso, dopo aver ricevuto il vademecum di Granelli, di restituire il favore spiegandogli dove può mettersele lui le bici in free floating…
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,
Basta biciclette e monopattini “liberi”; visto che i “soloni” e gli incapaci della Giunta comunale li impongono a forza, almeno si creino rastrelliere dove questi oggetti si possano parcheggiare con ordine ed in sicurezza e rendere responsabili di eventuali danni coloro che li usano (costano!). Data la mancanza di educazione e di responsabilità (vedere la foto del servizio) l’italiano non è maturo per certi servizi.