“In tempi di nuova evangelizzazione, in cui Francesco parla instancabilmente di missione, di accoglienza e di ospitalità, un’improvvida scelta ha mutato il Duomo in un museo. Infatti si è ceduto alle ragioni economiche a discapito di quelle religiose e simboliche. Insomma è stata trasformata quella che era una cattedrale viva, sempre abitata da persone alla ricerca di riposo, di contemplazione e di bellezza, in un gettonatissimo “monumento”. Per di più in maniera bugiarda, annunciando che il biglietto sarebbe durato solo per il periodo di Expo, come se ci si potesse giocare impunemente della buona fede e della memoria dei milanesi”.
Così Don Sergio Massironi, prete moderno, social e un po’ confuso. Già perché sembra avere un piccolo, ma rilevante problema interpretativo: le idee hanno conseguenze. La Diocesi Ambrosiana, mettendo il biglietto di entrata, ha sperimentato una grande verità. In primis, tanto per togliere un minimo di ipocrisia dalla questione, i fedeli NON pagano per pregare. Esistono, all’interno del Duomo, aree riservate alla preghiera. Certo, non possono pregare sulle terrazze e non in tutti i percorsi. Ma separare turisti e fedeli, per chi davvero è là in silenzio e quieta orazione, è solo un vantaggio. Ma dicevamo della grande verità: le idee hanno conseguenze. 3 euro di biglietto possono fare moltissimo. Anche per la particolare struttura della chiesa. Non a caso l’Ente che gestisce il Duomo si chiama Veneranda Fabbrica. Le Cattedrali di quell’epoca, infatti, sono molto differenti dagli edifici moderni. Sono, tanto per cominciare, esseri viventi. Che evolvono. Che devono essere continuamente costruite, manutenute. Altrimenti muoiono. Il che è molto romantico, ma è anche molto costoso. E chiedere un contributo non è certo un delitto. Soprattutto a chi non è là per pregare. Don Massironi non deve essere passato spesso in Piazza, altrimenti avrebbe notato che di pellegrini ne girano gran pochi. E chi è là per vedere un museo, come per tutti i musei della città, non ha problema a pagare. Inoltre, e più in generale, meno la Chiesa ha bisogno dello Stato per tenere in piedi i propri monumenti, più libera può essere. Quindi, esattamente, perché criticare?
“lo statuto della chiesa, introdotto un ticket, cambia radicalmente – si legge ancora – lo spazio santo della gratuità di Dio, della fraternità, del Regno con la sua universale destinazione viene ‘patrimonializzato’, ridotto a bene culturale retto dalla logica commerciale della fruizione remunerata. Interessante che presidente della Fabbrica del Duomo, coerentemente, sia stato scelto la scorsa estate il dr. Fedele Confalonieri, uomo di cui Silvio Berlusconi per primo ha riconosciuto le virtù manageriali.”
Ah ok, è un attacco a Confalonieri e, per interposta persona al Presidente Berlusconi. Si va verso elezioni, Silvio è tornato e qualcuno ha deciso di rimobilitarsi. Ok, tutto chiaro. Come è anche chiaro che la proposta, una colletta una volta al mese per tenere su il Duomo è ridicola e strumentale. Dimostra di non aver presente l’ordine di grandezza del problema. Ma solo di aver calcolato quanto ritorno di visibilità si poteva ottenere da queste sparate. Ed allora un buon lavoro al dott. Confalonieri, che almeno tiene su la Veneranda Fabbrica, dimostrando una volta di più che l’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,