Milano 19 Ottobre – Se ci fermassimo a riflettere per qualche minuto ci renderemmo conto di quanto è cambiato il mondo del lavoro negli ultimi anni. Le innovazioni tecnologiche, infatti, hanno introdotto nuove soluzioni in grado di cambiare radicalmente il nostro modo di stare in ufficio e non solo. Basti pensare ai passi in avanti fatti nel settore farmaceutico e medico grazie alla ricerca, e al supporto delle nuove tecnologie che ci consentono di scambiare informazioni con altri utenti in modo istantaneo. Ma nonostante questo, la tecnologia da sempre impaurisce le persone che hanno timore del cambiamento. In molti, infatti, pensano che la tecnologia potrebbe distruggere alcuni lavori, rendendoli sostanzialmente inutili nella società moderna. Senza andare più in là, in scenari in cui la sfida tra uomo e macchina sarebbe irrimediabilmente vinta dalla seconda, ormai intelligente come l’uomo ma non soggetta ai suoi stessi limiti fisici e psicologici.
Un nuovo studio Deloitte pubblicato dal Guardian va a chiarire quello che è il rapporto tra posti di lavoro e avanzamento tecnologico. Gli economisti di Deloitte sono andati a studiare i dati di censimento di Inghilterra e Galles dal 1871 a oggi e li hanno incrociati con le varie invenzioni tecnologiche che si sono susseguite nel corso del tempo.
Stando a quanto raccolto dallo studio Deloitte, non è per niente vero che la tecnologia ha reso inutili certi lavori, anzi è vero l’esatto contrario, la tecnologia è una grande macchina che crea continuamente occupazione e spesso può facilitare il lavoro di ufficio rispetto al passato come il semplice utilizzo del fax (versione web online) o di altri strumenti. E non solo perché ha portato alla formazione di interi settori economici di cui prima non c’era nessuna traccia, come quello del caring o lo stesso settore informatico o, ancora, nel campo della creatività, dove si è adesso in grado di sfruttare artisticamente le nuove tecnologie visive e non solo. Ha comportato, infatti, un aumento dell’occupazione anche in settori apparentemente insospettabili. Questo perché la tecnologia ha fatto schizzare verso l’alto il potere d’acquisto della classe media, ha comportato la creazione di nuova domanda e, conseguentemente, di nuovi posti di lavoro.
Per gli autori dello studio, inoltre, la facilità di accesso alle informazioni di milioni di utenti, grazie al web, e la rinnovata rapidità nei ritmi della comunicazione hanno rivoluzionato la maggior parte delle industrie basate sulla conoscenza. Allo stesso tempo il miglioramento dei redditi ha aumentato la domanda di servizi professionali. In questo periodo di tempo il progresso tecnologico ha tagliato i prezzi dei beni essenziali come il cibo e di quelli che non sono di prima necessità, portando a una straordinaria diffusione nelle case della classe media di televisori, dispositivi informatici ed elettrodomestici. Il prezzo reale delle automobili, ad esempio, nel Regno Unito si è dimezzato negli ultimi 25 anni, secondo Deloitte.
Insomma, la tecnologia non solo non distrugge il lavoro, ma lo fortifica, lo evolve. E, in questo scenario, c’è da sottolineare la grande quantità di nuove figure professionali create dalla tecnologia. Il mondo, dunque, cambia, e va verso una realtà sempre più tecnologica ed efficiente al servizio dei cittadini e dei lavoratori.
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