Milano 25 Ottobre – Il sindaco Sala ha sottoscritto a Parigi un accordo, con i sindaci di altri 11 città internazionali, che vede Milano impegnata sui temi dello smog e della tutela dell’ambiente con programmi mirati nel medio periodo. Milano necessita di cure particolari perché ha una collocazione geografica infelice, e poi viene tutto il resto, traffico, riscaldamenti, mancanza di verde, che sono circostanze su cui si deve lavorare affinché incidano sempre meno sullo stato dell’aria che respiriamo.
I progetti a Milano sono quelli di aumentare i percorsi pedonali e ciclabili, implementare la mobilità condivisa “pulita” con l’abolizione di motori a scoppio e diesel, togliere spazi in superficie alle automobili, regolamentare con severità la logistica merci, arrivare all’abolizione delle caldaie inquinanti e rigenerare il territorio con potenti immissioni di verde pubblico.
Finalmente una buona notizia, insomma, un programma di lavoro non utopistico e quindi realizzabile, una gioia personale per me che circolo in bicicletta e non riesco a pubblicare su Instagram le immagini in cui il parcheggio deturpa la bellezza della città.
Quindi entusiasmo alle stelle finché non ho letto, questa mattina, l’intervista che Sala ha rilasciato al Corriere della Sera.
Dice il Sindaco che il suo programma politico sarà quello di rivoluzionare la città attraverso il rallentamento di Milano.
Ecco, già la parola rallentamento mi mette l’orticaria, di questi tempi che è difficile trovar lavoro e magari per raggiungere una retribuzione decente ne fai tre di fila. Poi Milano e rallentamento sono un’antinomia, perchè questa è la città del fare, e se non facessimo tanto quanto facciamo non saremmo i più bravi. Cosa vorrebbe il sindaco, che andassimo più piano, che ciondolassimo per la città come i turisti, o ci fermassimo ore al bar a vedere la vita che scorre? Bellissimo per carità, ma non è Milano questa. Noi ci facciamo scandire il tempo dal lavoro, ma siamo anche capaci di non farci mancare nulla e fare tutto al meglio.
La visione del sindaco mi pare figlia di un’ideologia vecchia che a Milano si può permettere di professare solo chi vive di rendite personali e professionali, di mariti ricchi e di gente che lavora per loro. Gente che non ha bisogno di sbarcare il lunario ogni mattina, insomma. Una visione che sta tra la sindacalizzazione anni 70 e la predica a messa alla domenica mattina, soprattutto se si insiste, come fa Sala, sul fatto che gli esercizi commerciali debbano ridurre drasticamente gli orari di apertura. Ma lo sa il Sindaco che se tante donne riescono a lavorare e a gestire la famiglia devono ringraziare proprio i supermercati aperti 24H, i centri commerciali in cui la domenica comprano i pigiami per i figli, l’estetista cinese all’ultimo minuto per la manicure? Ed il turismo, poi. Milano è una città a vocazione turistica che ha però uno dei motori proprio nello shopping. Buttar giù “la clér” alla domenica, mi sembra una grande cazzata.
Sindaco, Lei ha un profilo professionale da manager, una storia di successi che non avrebbe certamente ottenuto se avesse rallentato, come pretende che si faccia noi. Noi come lei siamo ambiziosi, come lei vogliamo vivere meglio, come lei pensiamo di essere utili al prossimo e per far questo dobbiamo correre. Magari prendendoci in giro con gli stereotipi del milanese imbruttito, ma senza fare tante cose al giorno non riusciremmo mai.
Io non credo che questa idea di rallentamento possa davvero essere sua, che a quel che ha detto Lei ci creda davvero. Penso invece sia stato imbeccato da quella sinistra radical chic che l’ha votata e che la sostiene ma che è sempre meno rappresentativa del tessuto della società milanese che sta vedendo la città rinascere, e che ha ricominciato a coltivare le proprie sane ambizioni. Come si è sempre fatto, a Milano, prima che qualcuno ci raccontasse la storia della crisi.
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