La vela afflosciata del PD di Matteo Renzi

Attualità

Milano 27 ottobre – Il risultato del referendum sull’autonomia di Lombardia e Veneto ha azzerato in un colpo solo il clamore che aveva accompagnato l’attacco di Matteo Renzi al Governatore della Banca d’Italia, Vincenzo Visco. Ora il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, potrà procedere con la celerità richiesta dal Quirinale nella nomina del responsabile di via Nazionale. E non avrà alcuna difficoltà o a confermare Visco per i prossimi sei anni alla guida di Bankitalia o a scegliere un sostituto tra gli attuali componenti del vertice dell’Istituto.

L’attacco di Renzi a Visco aveva come obiettivo di far iniziare con il massimo risalto mediatico la campagna elettorale del Partito Democratico, scrollando di dosso al suo partito la negativa immagine di forza politica implicata nei fallimenti bancari che hanno provocato grandi disagi e sofferenze ai risparmiatori. Il referendum, che sembrava un’inutile perdita di tempo imposta dalla Lega per rinsaldare il proprio ruolo nel Lombardo-Veneto, ha strappato la scena all’iniziativa renziana e si è tradotto in un gigantesco spot elettorale non solo della Lega ma anche di Forza Italia e di Silvio Berlusconi. Nessuno pensa che il risultato referendario inneschi un processo pericoloso come quello catalano. Tutti, al contrario, sono convinti che rappresenti la conferma che il vento del consenso popolare sia girato in favore delle vele dei partiti del centrodestra.

Se il voto siciliano dei primi di novembre sancirà definitivamente questa inversione di vento, le elezioni di primavera potranno chiudere l’esperienza dei governi di sinistra e rilanciare quella del fronte moderato alla guida del Paese.

A favorire questa eventualità c’è proprio la rapidità con cui l’iniziativa di Renzi è stata silenziata dal referendum. Il voto è stata una gigantesca richiesta di riduzione della pressione fiscale da parte dello Stato centrale governato dalla sinistra impregnata di centralismo dirigista. E questa richiesta popolare ha avuto buon gioco a mettere la sordina a una operazione di propaganda elettorale che non appariva motivata dalla volontà di difendere i risparmiatori ma solo dalla necessità di tutelare gli interessi del cosiddetto “giglio magico” renziano.

Il vento, allora, ha smesso di gonfiare la vela del segretario del Pd. Che da adesso in poi dovrà incominciare a pensare non a come tornare a Palazzo Chigi, ma come riorganizzare la sinistra italiana nella prossima lunga marcia all’opposizione.

Arturo Duaconale (L’Opinione)

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