La statua equestre del condottiero superdotato

Cultura e spettacolo

Milano 29 Ottobre – Bartolomeo Colleoni era un condottiero militare assai vanitoso: cosa insolita per un prode uomo d’armi. Su richiesta fece scrivere una sua biografia in cui risultava che nacque nel 1400 nella zona di Bergamo, ma su una targa nei pressi della sua tomba è indicata come data di nascita il 1395. E’ evidente che nel dettare la sua biografia, Bartolomeo aveva intenzione di ringiovanirsi di qualche anno. Quale condottiero militare di successo, però, era maggiormente interessato a tramandare la sua fama di valoroso guerriero, anziché di uomo giovane e affascinante. Non morì in battaglia, ma nel suo comodo letto, a ottanta anni, carico di gloria e di ricchezza. Apparteneva alla nobiltà bergamasca. Fu lui a essere chiamato per la prima volta con l’appellativo ‘Colione’. Alcuni tentarono di ipotizzare una derivazione mitologica del nome Colleoni, cercando di cambiare il senso dell’appellativo; ma Bartolomeo per primo andava orgoglioso del proprio cognome e non perdeva occasione per urlarlo ai quattro venti. Infatti, sembra che il suo grido di guerra fosse ‘Coglia’, cioè coglioni. E tre coglioni erano con orgoglio impressi sullo stemma di famiglia. Fu lui a farli imprimere per primo sullo stemma. Secondo alcuni, Bartolomeo disponeva di tre testicoli, anziché di due; ma lui non ne fece mai menzione pubblicamente. E in ogni caso, l’appellativo non fu dato direttamente a lui ma ai suoi avi; dunque non si sa se davvero ciò corrispondesse ai fatti.

Bartolomeo Colleoni iniziò la sua carriera militare come scudiero all’età di quindici anni. In seguito partecipò attivamente alle battaglie e i frutti non tardarono ad arrivare. Il suo nome iniziò a diffondersi ovunque e Venezia lo volle a combattere stabilmente in suo favore. Quello tra Venezia e il Colleoni fu un rapporto sia di amore sia di odio da entrambe le parti. Coinvolto negli intrighi della città, dovette però fuggire per evitare l’arresto e cercò rifugio a Milano.

A Milano, però, Bartolomeo mancò di rispetto al duca Filippo Maria Visconti e per tale motivo fu imprigionato nei ‘Forni di Monza’, le terribili carceri. Fu uno dei pochissimi prigionieri che riuscì a evadere dai Forni e a tornare a Venezia.

Ormai vecchio, il Colleoni si preoccupò di redigere un accurato testamento: dei suoi lasciti beneficiò anche la città di Venezia giacché il condottiero annullava il credito di tutti i suoi stipendi arretrati. Richiese però in cambio che gli fosse eretta una statua equestre in bronzo presso la piazza principale: San Marco. A Venezia i monumenti celebrativi di singole personalità erano vietate, ma per il suo eroe la città fece un’eccezione. Soprattutto perché gli aveva lasciato in cambio un’enorme somma di denaro. La sua statua però non fu collocata nel luogo prescelto dal condottiero, bensì in una piazza meno importante: quella di Campo San Giovanni e Paolo.

Quando la statua fu completata, ormai il Colleoni era morto da un pezzo, dunque nulla poté obiettare. Viceversa, se avesse potuto, di certo avrebbe approvato il potere rappresentativo della sua statua, che divenne un capolavoro della scultura fiorentina del Rinascimento. La realizzazione della scultura era stata affidata ad Andrea Verrocchio, ma la morte impedì allo scultore di completare l’opera che fu così affidata ad Alessandro Leopardi. Il Verrocchio sapeva di essere malato e sentiva appressarsi la fine, dunque fece testamento e affidò la conclusione dei lavori al suo pupillo Lorenzo di Credi. Venezia però non volle affidare il lavoro a un giovane inesperto e dunque chiamò il Leopardi.

Alla base della statua è stato collocato il famoso scudo sul quale sono rappresentati i tre testicoli umani. Tale stemma è anche presente sulla sua tomba presso la cattedrale di Bergamo.

Michela Pugliese

Tratto dal libro ‘All’ombra del castello’

Sito: gocciadinchiostro.wordpress.com

 

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