Milano 2 Novembre – Nessuna novità, nessuna fantasia, sempre la solita giustizia ad orologeria. Scrive Sallusti su Il Giornale:
Cerca e ricerca non si è trovato un nuovo reato, neppure una multa non pagata. E allora ecco che, all’ultimo, dalla spazzatura delle procure di Palermo e Firenze, riemerge una storia del 1993, talmente assurda che, sollevata per ben tre volte in venticinque anni, non ha mai superato la soglia delle indagini preliminari, sempre archiviata per assoluta mancanza non dico di prove, ma addirittura di indizi. È la storia che vuole Berlusconi e Dell’Utri mandanti delle stragi di mafia del ’93 e che si basa su allusioni di due galantuomini. Il primo si chiama Gaspare Spatuzza, sicario di Cosa Nostra, autore di 40 omicidi e accusato di aver sciolto nell’acido il piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio di un pentito. Il secondo è Giuseppe Graviano, il boss che azionò il detonatore dell’esplosivo che fece saltare in aria Borsellino e la sua scorta.
Chi è stavolta il grande paladino, l’alto inquisitore che vuole il leader dei moderati in carcere? Anna Maria Greco per Il Giornale:
Di Matteo, pm del processo sulla Trattativa Stato-mafia che ha colpito anche il Quirinale, ha espresso le sue simpatie per i 5Stelle, lodandone il codice etico e partecipando con il collega Piercamillo Davigo ad incontri pubblici, è stato indicato come futuro ministro dell’Interno di un governo grillino e gli sarebbe stata offerta anche la candidatura a governatore in Sicilia. Al convegno del M5S sulla giustizia a Montecitorio di fine maggio, disse che non lo «scandalizzava» l’impegno politico di un pm, solo che doveva essere una scelta «definitiva». Senza smentire la sua disponibilità per il Viminale.
E su tutta la vicenda scenda un velo di ridicolo. Riporta Repubblica:
Mentre infuoca la polemica al processo ‘Trattativa Stato-Mafia’. “Graviano non dice Berlusconi, ma bravissimo”, sostiene il legale di Dell’Utri, Giuseppe Di Peri, e i suoi esperti sostengono questa versione. Ma i superesperti nominati dalla Corte d’assise danno ragione alla procura. “Graviano parla di Berlusconi”. I giudici avevano convocato il boss delle stragi al processo di Palermo, per chiedere a lui direttamente. Ma Graviano ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere.
Dal Bagaglino è tutto, a voi la linea.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,