La dignità regale di un felino europeo dal passo felpato.

Zampe di velluto

Il gatto è anarchico per natura, ma per affetto rinuncia alla libertà. 

Un tempo ero un accanito giocatore di tennis. Giocavo a livello amatoriale. Venivo dalla scuola dell’oratorio, quella del Ping pongo Me la cavavo bene. Per le mie smorzate ero letteralmente odiato. Entravo  all’Harbour Club di Milano puntualmente alle 07:50 di ogni mattina per incontrare due vittime sacrifìcali, una per ogni ora consecutiva. All’ingresso del Club sostava con dignità regale uno splendido esemplare di felino europeo. Nei quattro metri che mi separavano dalla porta d’ingresso mi fissava con quegli occhi verdi, intensi, senza alcun movimento del capo. Ogni mattina, per mesi, il solito incontro, lo stesso sguardo intenso, la stessa inamovibilità statuaria. A questo incontro silenzioso, incominciavo ad aggiungere: «Ciao gatto». Un sabato pomeriggio di un settembre ancora estivo, mi trovavo sulla terrazza a giocare a bridge con i miei amici, quando, accodandosi ad un socio, vidi spuntare il “gatto”.

L’allora direttore del Circolo non solo aveva fatto una guerra strenua ai gatti che tentavano di orbitare intorno alle cucine del ristorante, ma anche a tutte le “gattare”, che di nascosto si prendevano cura dei gatti. Il gatto ignaro dei divieti, o anarchico per natura, con il passo felpato che solo i felini hanno si avvicinò al mio posto. Si fermò sfiorando la mia gamba destra, con quello struscio leggero, ricco di intese profonde ed amorevoli. Pareva dicesse: «Hai visto, che finalmente sono entrato?», Lo presi in braccio e l’accomodai sulle mie gambe. Rimase lì fermo, immobile, accovacciato, protetto e protettore per tutto il tempo che rimasi a giocare. Al momento del commiato una mia amica mi chiese:«Come si chiama il tuo gatto». La risposta venne immediata: «Prendi, non con la ipsilon ma con la i». Rimasto al tavolo da solo, telefonai a mia moglie Marina: «E se ti porto un gatto? La risposta fu secca:«SÌ». Non mi chiese né chi è né perché: avevamo già due gatti mamma e figlio,e così Frendi perse la sua libertà selvaggia, ma trovò una vera famiglia. Frendi risultò sano alle visite veterinarie, già vaccinato e castrato. Aveva circa un anno di età e sicuramente era stato abbandonato. Ci ha lasciato a dicembre del 2016, a quasi diciassette anni di una vita bella, non solo per lui, che sacrificò la sua libertà per erogare e ricevere amore. I gatti sono meravigliosi, come lo sono tutti gli animali. Sono un bellissimo dono della natura.

FRANCO BERNARDINI (Libero)

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