Milano 4 Novembre – Davanti a quello che era l’ingresso c’è il tendone della preghiera del venerdì della comunità musulmana che la sera, ultimamente, viene usato da qualche clochard come rifugio notturno di fortuna. Sul retro, una spianata di degrado: tubi rotti, sterpaglie, topi, rifiuti di ogni genere. In mezzo c’è lui, il vecchio Palasharp, o ciò che ne rimane, aggredito dalla vegetazione incolta. In disuso dal 2010, l’ex palazzetto è completamente abbandonato e da quando gli ingressi sono stati messi in sicurezza non entra più nessuno. Chi si addentra nell’area, al massimo, si ferma nella zona circostante: ci sono i cancelli, i lucchetti, il muro con il filo spinato, ma scavalcare non è difficile. Qualche notte fa c’è stato anche un piccolo incendio a causa del quale sono bruciate diverse copie del Corano: un atto vandalico o un episodio legato ai frequentatori notturni dei dintorni.
Ma cosa ne sarà della struttura? Non si sa. La storia del Palasharp — prima Palatrussardi negli anni ’80, Palavobis nel 2002, Palatucker e Mazdapalace — è fatta di bandi andati praticamente deserti o di intoppi giudiziari. Abbatterlo costa troppo e nessuno, al momento, se ne fa carico. Doveva essere, nei sogni della giunta di Letizia Moratti «il nuovo polo dello sport milanese», ma l’idea è naufragata. La stessa fine hanno fatto i buoni propositi dell’era Pisapia, quando la visione dell’allora assessora (siamo tra il 2012 e il 2013 ) Chiara Bisconti che avrebbe voluto rilanciarlo come centro polifunzionale per sport e concerti, sfumò in una gara senza vincitore. L’ultima speranza di restituirlo alla città si è spenta recentemente con la parola fine sul bando per la costruzione della moschea: i rendering del faraonico progetto di Italo Rota rimarranno per sempre nei cassetti o nel libro dei sogni della comunità musulmana che oggi deve accontentarsi della tensostruttura provvisoria piazzata a pochi metri dall’ingresso.
Uno spiraglio però, almeno per sottrarre una parte dell’area all’incuria, c’è. Il Municipio 8, spiega il presidente Simone Zambelli, sta chiedendo da tempo di ampliare l’adiacente stazione degli autobus, davanti alla fermata di Lampugnano: «È una situazione complessa, da tempo chiediamo una riprogettazione completa dell’area che tenga conto delle esigenze del quartiere». L’idea c’è e Palazzo Marino se ne sta facendo carico, ma prima di procedere servono alcune modifiche: «Oggi sta andando avanti l’iter del progetto per la ristrutturazione della stazione dei bus nello spazio esistente — precisa l’assessore alla Mobilità Marco Granelli — ma lavorando sul cambio di destinazione d’uso di una parte dell’area dell’ex Palasharp si può pensare ad un’estensione». Intanto, nel tendone della preghiera che fino a maggio ospitava, sotto la gestione dei City Angels, alcuni migranti, potrebbero tornare i senzatetto. Perché l’emergenza freddo lo imporrà: «È inevitabile per noi — dice l’assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino — utilizzarlo alcune settimane per ospitarne, in maniera temporanea, qualche decina». II Palasharp, chiuso e abbandonato da sette anni: i progetti di riutilizzo sono tutti sfumati
Federica Venni (Repubblica)
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