Portiamo alla Scala i clochards e il “Va pensiero” sarà l’inno degli oppressi da una società ingiusta

Milano

Milano 4 Novembre – In un mondo capovolto, frenetico, dove le caserme sono il rifugio dei millantati profughi, dove le scuole abbandonate sono ricettacolo di topi e di degrado, dove i giardini sono il luogo ideale per lo spaccio, dove le cantine diventano moschee abusive, dove le piazze e le strade hanno l’odore straniero della violenza, dove comandano i centri cosiddetti sociali nel nome di non si sa quale cultura, dove vince la legge del più furbo o del più forte..beh..dicevo..in questo mondo dove i luoghi e le parole non hanno più il senso comune, portiamo i clochards alla Scala e sarà una rivoluzione culturale. Sarà constatare che anche i clochards hanno un’anima, desideri, sogni. Sarà riconoscerli come persone a cui non basta, forse, un pezzo di pane. Sarà superare quella diversità che inconsapevolmente, anche nelle migliori intenzioni, ci divide. Alla Scala, Tempio di una cultura elitaria, sede privilegiata di chi può, luogo che rappresenta il bello, l’armonia.

A Parma conoscevo un clochard, Màt Sicuri, un personaggio nel suo genere, un po’ scorbutico e solitario che aveva fatto della libertà e dell’anticonformismo il suo credo. Ma era colto e amava l’opera lirica. Era amato e rispettato per una scelta di vita che è stata il trionfo della libertà. Sicuramente non tutti i clochards amano leggere o ascoltare musica, ma hanno il diritto di avere l’opportunità di “toccare” la Cultura. Portiamoli alla Scala e il “Va pensiero” sarà il loro inno, l’inno degli oppressi da una società ingiusta. Uno sguardo alla loro anima farà bene anche a noi.

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