Milano 7 novembre – Nella mattinata odierna, a Pioltello (MI), i militari del Comando Provinciale di Milano hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa il 4 novembre dal G.I.P. del Tribunale di Milano – Dott. Paolo Guidi nei confronti di Roberto Manno, 25enne da Melzo (MI), residente a Pioltello, per detenzione di materiale esplodente, estorsione e usura, aggravati perché commessi con modalità mafiose. L’indagine, condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Monza e della Compagnia di Cassano D’Adda (MI), è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano (Dott.ssa Ilda Boccassini e Dott. Paolo Storari) e scaturisce dall’atto intimidatorio commesso alle ore 01:20 circa del 10 ottobre scorso, quando venne fatto esplodere un ordigno I.E.D. (Improvised Explosive Device) davanti alla porta di ingresso dell’abitazione di un 46enne ecuadoregno, cagionando ingentissimi danni alla palazzina sita a Pioltello in via Dante Alighieri nr. 9. A seguito della deflagrazione, che solo per fortuite circostanze non provocò vittime, venne emanata dal Sindaco di Pioltello un’ordinanza di sgombero dello stabile con conseguente evacuazione, tutt’oggi in vigore, di dodici famiglie per un totale di 27 persone.
L’atto intimidatorio, commesso con la finalità estorsiva di indurre la vittima a corrispondere la somma usuraria di 32.000 euro (a fronte di un prestito di 20.000 euro ricevuto dal figlio nel marzo del 2017), giunse esattamente ad un’ora e venti minuti dalla scadenza imposta da Roberto Manno, il quale, pochi giorni prima, era tornato a minacciare la vittima dandogli l’ultimatum: “se non paga il figlio, paga il genitore, e vedrai quello che ti succederà lunedì”. Le indagini, che hanno comprovato la veridicità di ogni circostanza riferita dalla vittima, dai suoi familiari e da altre persone a conoscenza delle pressanti richieste di denaro, hanno messo in luce anche le gravi condizioni di assoggettamento psicologico in cui essi vivevano, consapevoli dell’appartenenza dell’indagato all’omonima famiglia di ‘ndrangheta radicata in quel comune: Roberto Manno è infatti figlio del 56enne Francesco Manno, e nipote del 53enne Alessandro Manno, entrambi originari di Caulonia (RC), detenuti perché condannati nell’ambito dell’indagine “Infinto” rispettivamente ad anni 9 e anni 15 di reclusione per associazione mafiosa quali esponenti del “locale” di ‘ndrangheta di Pioltello. L’attività investigativa ha permesso inoltre di documentare come Roberto Manno si sia anche reso responsabile, nel recente passato, di un grave atto di pestaggio, con armi improprie, in danno di un giovane di Pioltello al fine di impossessarsi della sua autovettura quale corrispettivo di un debito di droga. La brutale aggressione – avvenuta con schiaffi, calci e pugni alla testa, e poi con l’uso di un tubo di ferro – si è consumata in un parco di Seggiano di Pioltello (MI), senza curarsi della presenza di bambini, ed è stata poi raccontata dall’autore ad un amico, compiacendosi della violenta azione, durante un dialogo telefonico intercettato dai militari.
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