In lista per le case popolari 134 stranieri ai primi 200 posti. Pioggia di bonus agli extracomunitari
Milano 10 Novembre – I numeri parlano chiaro. Basta scorrere la nuova graduatoria per l’assegnazione degli alloggi di Edilizia residenziale pubblica (consultabile tramite il sito di Palazzo Marino) per rendersi conto che, nelle prime 200 posizioni, vi sono 134 nomi di chiara origine straniera. A sollevare per prima la questione è stata la consigliera comunale Silvia Sardone (Fi), secondo la quale si tratta dell’«ennesima dimostrazione di un sistema di welfare che penalizza gravemente gli italiani in difficoltà», in una città dove «il 70% dei sussidi per famiglie in crisi va agli stranieri, così come il 50% delle borse lavoro per disoccupati e svantaggiati finisce a extracomunitari. Sono dati che evidenziano una grave discriminazione verso gli italiani, tra l’altro sostenuta dalle politiche del centrosinistra, sia a livello locale che nazionale, che vanno costantemente a favorire immigrati tra cui i presunti profughi che molto spesso si rivelano clandestini, costruendo un welfare a misura di straniero».
Sulla questione è intervenuto anche Fabio Altitonante (Fi), a detta del quale «basta osservare l’elenco per capire che in quel sistema delle assegnazioni c’è una falla», tant’è che in Regione si è deciso di cambiare le regole con una nuova legge. «Oggi le case popolari sono assegnate il 30% agli italiani, il 70% agli stranieri. Da domani si cambierà: 60% italiani, 40% stranieri», garantisce il consigliere regionale azzurro. «La lista, poi, è sempre più lunga; ci sono 27.234 persone in attesa, circa 2.000 in più dello scorso anno. Considerando che all’anno vengono assegnate in media 1000 case, per esaurire questa graduatoria servirebbero circa 30 anni. Da gennaio le assegnazioni saranno più veloci: il cittadino si candida per una casa, sa subito per quale, e dalla chiusura del bando in 15 giorni ha la risposta». Anche gli invalidi, con la nuova norma, avranno delle quote dedicate.
Ora, sarà anche vero che ci troviamo spesso a discettare dei signori migranti, ma se le stime indicano che in molte graduatorie comunali esiste una sproporzione a loro vantaggio (che pure sono una quota minoritaria sul totale della popolazione, trattandosi del 21,5%) di che dovremmo scrivere, di marziani?
Tanto per rinfrescare la memoria ai lettori, ricordiamo che – come denunciato qualche mese fa dal leghista Alessandro Morelli – a Milano nel 2015 gli assegni familiari Inps – previsti come sussidio per chi ha tre figli minorenni – sono stati assegnati per 1’80% a stranieri. Nella città ambrosiana, su 3175 famiglie che due anni fa hanno staccato l’assegno da 1800 euro, gli italiano sono circa 700: una specie in via di estinzione, come il panda.
Sulle già citate borse lavoro, al 30 giugno 2017 ne sono state attivate 745 per 585 *** persone, di cui 300 italiani e 285 stranieri, con un esborso del Comune di 470.134 euro, circa la metà dei quali è finita nelle tasche degli immigrati, che sono pert) un quinto della popolazione totale. Un quinto che si pappa la metà delle risorse.
Ancora: si prenda il sussidio d’inclusione attiva (Sia, misura promossa dal governo Renzi) del 2016, che prevede il rilascio di una “social card” per gli acquisti di generi alimentari e un contributo di circa 80 euro a componente familiare, per chi dichiara un reddito annuo pari o inferiore a 3600 euro. Con una forbice di questo tipo, è ovvio che il 70% delle agevolazioni siano andate alle famiglie di extracomunitari. Così come il contributo per l’affitto 2015 erogato dalla Regione Lombardia (la cifra andava dai 1200 ai 1400 euro al mese): il 67% dei contributi è stato intercettato da persone con cognome straniero.
Che anche i dati, le cifre stesse, siano xenofobe? Impossibile, si tratta di numeri arabi.
Andrea E. Cappelli (Libero)
Alcuni immigrati alla marcia del 20 maggio scorso promossa dal Comune di Milano
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