Milano 10 Novembre – «Puntiamo a veder riconosciuta la specialità della Lombardia. Una sorta di via intermedia fra le Regioni a Statuto Speciale e quelle ordinarie». Lo ha ribadito il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, durante la sua audizione a Roma alla Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale. Il governatore ha illustrato ai parlamentari la risoluzione per l’autonomia approvata dal Consiglio regionale lombardo martedì, che accorpa le 23 materie trasferibili alla Regione, che saranno oggetto della trattativa con il Governo insieme alle relative risorse, in sei aree tematiche. «Vogliamo lavorare su questo trattamento differenziato, non sarà facile – ha concluso – ma è stato importante averlo inserito in maniera esplicita nel testo del quesito referendario del 22 ottobre». Nella trattativa con il governo sulla maggiore autonomia della Lombardia «non ho la pretesa di partire già con soluzioni precostituite o con richieste che so già che non saranno accolte. Il mio obiettivo è trovare un accordo e non fare muro contro muro – ha aggiunto il governatore lombardo -. Sappiamo cosa non dobbiamo fare, cioè tenere una posizione di estremismo. Per quanto riguarda la roadmap faremo numerosi tavoli per cercare di concludere la fase della trattativa entro la fine del mese di gennaio». Maroni poi ha spiegato che «non posso garantire che arriveremo a firmare un accordo – ha continuato -. Non so se si arriverà a concludere ma se c’è uno spirito di collaborazione possiamo fare qualcosa di buono». Il presidente di Regione Lombardia ha proposto che al tavolo della trattativa con il governo si sieda anche «chi rappresenta il parlamento, ad esempio una rappresentanza di questa commissione – ha concluso – oltre che i presidenti delle Regioni del sud. Questa sarebbe una sfida». Quindi maroni ha aggiunto: «Noi vogliamo arrivare a un accordo con il Governo prima che questo termini il suo mandato, prima delle elezioni e vogliamo farlo seriamente. Non è un’iniziativa da campagna elettorale per intenderci».(Corriere)
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