Di Maio a Washington “Con noi niente caos” Ma li gela su Kabul. E gli Usa ora guardano a Berlusconi
Milano 16 Novembre – E’ una settimana decisiva per l’Italia in Europa: oggi il Parlamento europeo, per proteggere le imprese dalla concorrenza cinese, voterà in via definitiva il regolamento anti-dumping. «Una decisione», esulta il presidente Antonio Tajani, «che stabilisce l’inversione dell’onere della prova: chi vorrà fare affari da noi dovrà dimostrare di non fare dumping. La nostra industria dell’acciaio, le Pmi, la ceramica, le biciclette e tanti altri settori saranno tutelati». E poi il nuovo regolamento di Dublino, «il ricollocamento automatico dei rifugiati tra gli Stati membri, per alleggerire il peso che grava sui Paesi di primo arrivo, come l’Italia e la Grecia». Tutto questo per dire che in Europa ci si può stare «da protagonisti», tutelando gli interessi nazionali. L’idea di Tajani, la «provocazione», come la definisce, è adesso quella di puntare al raddoppio del bilancio europeo. «II modello è Robin Hood: chiedere meno soldi agli Stati e quindi ai cittadini e puntare sulle risorse che possono venire dalle tasse sulle grandi piattaforme, come Google e Amazon. Non possono pretendere di venire a fare affari in Europa e pagare tasse ridicole».
Lei è reduce da una visita a Berlino, dove tra gli altri ha incontrato l’ex ministro Schauble, oggi presidente del Bundestag. Le ha chiesto delle elezioni politiche in Italia?
«Certo, abbiamo parlato anche di questo».
Era informato?
«Sapeva tutto».
Le è sembrato che i tedeschi abbiano qualche preoccupazione per il risultato italiano?
«La preoccupazione che hanno tutti quanti in Europa, non solo i tedeschi, è quella della stabilità dell’Italia. E interesse comune che chi sarà chiamato a governare non metta in campo azioni contro l’euro o l’Europa. Tutti si augurano che ci sia un governo stabile che rispetti gli impegni presi».
Voi di Forza Italia siete alleati con un partito anti-euro come la Lega. E Salvini sostiene Le Pen. In Europa i partiti del Ppe non si alleano con quelli sovranisti e populisti…
«La Lega è già stata al governo con noi, nessuno si preoccupa. L’alleanza di centrodestra oggi è più facile da un punto di vista programmatico, perché anche la Lega non parla più di uscita dall’Unione e dall’euro».
Ma Salvini vuole riformare i trattati, non è un pericolo?
«Sulla riforma dei trattati, siamo tutti d’accordo. Anzi direi che in questo momento l’Italia deve essere protagonista della fase di cambiamento che s’annuncia in Europa dopo le elezioni francesi e tedesche».
E l’alleanza Salvini-Le Pen?
«Anche il Front national ha cambiato opinione sull’euro. Mentre ancora pochi giorni fa Di Maio diceva che, se vinceranno loro, faranno il referendum sull’euro. Salvini ha detto che la consultazione è impossibile».
Il referendum sull’euro insomma è rimasta la bandiera solo dei Cinque Stelle?
«Ed è quello che preoccupa i mercati e il resto d’Europa: un Paese come l’Italia che fa un referendum sulla moneta unica…ci rendiamo conto delle conseguenze? Ci metteremmo fuori da soli in un momento storico di svolta. Oltretutto la Costituzione italiana vieta referendum sui trattati».
Berlusconi considera il M55 l’unico pericolo, mentre Salvini gli strizza l’occhio. Non teme che dopo le elezioni la Lega vi molli per Grillo?
«Al di là delle schermaglie tattiche da campagna elettorale le posizioni della Lega e del M5S sono inconciliabili. La Lega non andrà mai con Grillo».
Giovanni Toti vede in futuro un partito unico tra voi e la Lega. È questa la direzione di marcia?
«Tutte le idee sono legittime, ma non penso sia possibile. Siamo alleati ma diversi». A sinistra invece non riescono a mettere in piedi una coalizione. Per voi è un’autostrada aperta…
«Non spetta a me entrare nelle dinamiche degli altri partiti. Ma dico che in una democrazia c’è bisogno di coalizioni forti. Per me restano avversari, ma non penso sia nell’interesse della democrazia che la sinistra in Italia sparisca. Non credo che la sinistra possa essere rimpiazzata da forze populiste e ribelliste come i Cinque Stelle».
Francesco Bei (La Stampa)
L’Europeista Antonio Tajani, 64 anni, è presidente del Parlamento europeo dallo scorso gennaio; prima è stato commissario ai Trasporti e all’Industria
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