Milano 19 Novembre – Una donna ad un cancello cerca di entrare in una camera mortuaria. Dentro c’è il cadavere del padre, ergastolano morto in carcere, elevato nella narrazione collettiva a male assoluto, coacervo di mafia, terrorismo e criminalità. Tanto basta alle donne ed agli uomini dei media di seguire come una nube di tafani, mosche e cavallette la donna. Dovunque essa vada e dovunque vadano i suoi familiari, la vedova, la figlia, i bimbi, il fratello, il marito, la nube puntiforme la accerchia, la circonda, la asfissia. I microfoni scrutano i respiri, la tosse, l’ansimare; le telecamere scendono sulle rughe, sul rossetto sbavato, sui capelli anonimi un po’ grigi, un po’ marroni; gli uomini e le donne dei media non danno requie nell’attesa, nel nervosismo suscitato dalla pressione, di una parola fuori posto, di una bestemmia, di una esclamazione. Il padre della donna è il diavolo, il male assoluto, un Hitler di provincia e ci si attende che così ne parlino la vedova e la figlia; non lo facessero, sarebbe bestemmia implicita e d’altronde è evidente che non possono. La sua stessa esistenza, d’altronde, come quella dei suoi familiari, della vedova, della figlia,dei bimbi, del fratello, del marito, attira la nube di locuste che sente di trovarsi davanti al sangue stesso del diavolo e non può non credere , medievalmente, che tale sangue non sia in grado, non possa, non voglia arrecare altra rovina, altro disastro , altro orrore. Come se la donnetta attempata, figlia del drago, non potesse scatenare lingue di fiamma dalla bocca come il padre defunto. Anche se mai nessuno ha mai visto dallo stesso diavolo, in vita, uscire fuoco e fiamme dalla bocca e dalle nari. Nel racconto collettivo non importava che l’ergastolano diavolesco fosse in gattabuia da 24 anni; era sempre e comunque padrone di forze immani, di ricchezze infinite, di eserciti di ventura pronti ad uscire dalla terra; il vero uomo più ricco della terra. Ed era diavolo di tale grandezza malvagia dai tempi della sua latitanza, 50 anni in tutto. Tutti aveva ucciso e ricattato, tutti aveva sottomesso compreso 10 classi di governo resesi colpevoli di compromissione e servaggio presso il grande Belzebù. Tale era la grandezza de diavolo e del sangue da non avere bisogno di esibire forza e ricchezza. All’apparenza, egli furbo, sembrava un poveretto. E poveretti sembrano la vedova, la figliagli altri. La nube dei tafani, mosche e cavallette sa che nascondono i segreti delle compromissioni e non intende mollarli fino al cesso. Infinita sarà la ricerca delle loro ricchezze nascoste.
Ovviamente non c’è notizia. Non c’è diavolo. Non ci sono ricchezze. C’è la superstizione dei media che decenni fa si convinse che nessuna notizia ufficiale, nessun bilancio, nessun discorso, nessuna sentenza fossero veri. La verità stava nell’immaginazione complottista da stanare con l’assedio fisico arrogante intimidatorio insultante, pogrom mediatico, una tortura asfissiante che solo con l’ammissione della verità superstiziosa voluta sarebbe cessata.
La donna non poteva muoversi, schiacciata tra cancello e la nube di camere, di microfoni, corpi, domande, cavallette, tafani e mosche. Poi apparve una figura che a testate ruppe cavalletti, infranse telecamere, distrusse occhiali, spezzò microfoni, incrinò nasi, ginocchia, gomiti. Una ventata di ddt che spazzò via la nube di cavallette, tafani e mosche che ululando nel disperdersi comunque sorrise: il diavolo c’è, ecco che è tornato.
Studi tra Bologna, Firenze e Mosca. Già attore negli ’80, giornalista dal 1990, blogger dal 2005. Consulente UE dal 1997. Sindacalista della comunicazione, già membro della commissione sociale Ces e del tavolo Cultura Digitale dell’Agid. Creatore della newsletter Contratt@innovazione dal 2010. Direttore di varie testate cartacee e on line politiche e sindacali. Ha scritto Former Russians (in russo), Letture Nansen di San Pietroburgo 2008, Dal telelavoro al Lavoro mobile, Uil 2011, Digital RenzAkt, Leolibri 2016, Renzaurazione 2018, Smartati, Goware 2020,Covid e angoscia, Solfanelli 2021.