Nei magazzini di via Larga 12, dove le norme igieniche ricordano quelle di un centro profughi, giacciono 25mila pratiche da smaltire
Milano 24 Novembre – Ufficio Stato Incivile: così è stato soprannominato dai dipendenti pubblici lo spazio di via Larga 12, dove giacciono 25mila pratiche da smaltire e dove le norme igieniche ricordano quelle di un centro d’accoglienza profughi. Non stiamo esagerando. Le foto a corredo del pezzo documentano ampiamente la situazione: il personale deve fare i conti ogni giorno con scarafaggi morti, termosifoni arrugginiti, tubature aperte, incrostazioni alle pareti, macchinari obsoleti stipati in ogni angolo.
«Questi locali non sono più adatti per il nostro lavoro», sostengono alcuni dipendenti, che preferiscono restare anonimi. Basta fare due passi dentro l’immenso e fatiscente edificio per toccare con mano il degrado e le difficoltà: «Da tempo denunciamo la situazione, ma ai piani alti fanno orecchie da mercante. A fine anno dovrebbe tenersi un’assemblea con i sindacati».
Il problema più grave riguarda il lavoro d’archivio, dato che i documenti sono stipati al piano interrato, mentre gli uffici si trovano al primo. Peccato che il montacarichi sia guasto da mesi: premendo sulla pulsantiera si accende una luce arancione a intermittenza, ma non si muove nulla. «Siamo costretti a utilizzare l’ascensore pubblico, in orari limitati; dalle 8 alle 8.30 in mattinata, dalle 12 alle 13.30 nel pomeriggio. Dalle 15.30 in poi abbiamo più libertà di movimento, ma non possiamo occupare l’ascensore riservato ai cittadini».
Il tragitto è lungo: almeno 200 metri solcando sale e corridoi, spingendo un carrello carico di documenti. Poi si scende al piano interrato, tra cataste di vecchi pc e stampanti: lungo il soffitto tubature arrugginite e lesionate; per il momento non si sono registrate perdite o fuoriuscite di alcun tipo, ma è questione di tempo. «Siamo costretti a fare avanti e indietro tutti i giorni, è una follia. Senza contare che questo sottrae tempo al lavoro d’ufficio. Al momento abbiamo 25mila pratiche da smaltire e, con l’abbandono di due precari a dicembre, sono destinate a aumentare. Servirebbe più personale, invece ne avremo meno». Persino il «commesso» che si trova in archivio, vicino alla pensione, dovrà presto essere rimpiazzato. Entriamo nei bagni: l’angolo «nursery» presenta un fasciatoio divelto, ricoperto da almeno tre dita di polvere. La porta di una toilette è fasciata dal nastro adesivo, col cartello con scritto «fuori servizio». Nell’area relax, lungo le pareti si vedono schizzi di caffè, oltre a un cumulo di spazzatura accatastata in un angolo. Un grosso scarafaggio giace tramortito a pancia in su.
Da Palazzo Marino fanno sapere che l’accumulo di pratiche è dovuto a una direttiva del governo, che non ne prevede la digitalizzazione; per questo ci si ritrova con una montagna di carta da smaltire. A Milano il passaggio dalla carta all’online sta avvenendo per iniziativa degli amministratori locali. Quanto alle condizioni igieniche, gli aspetti più critici sarebbero circoscritti all’area magazzino con le scartoffie da smaltire. Eppure, a detta dei dipendenti, «bastano le immagini a smentire la favola di un Comune smart».
Andrea E. Cappelli (Libero)
Sotto due immagini dell’ufficio di stato civile del Comune di Milano, che ha sede nel palazzo dell’anagrafe di via Larga.
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