Classi scoperte in tutta la città, presidi disarmati. Il caso dei certificati del lunedì e il forfait dal Sud «Visite fiscali? Un’Asl siciliana ha risposto che non ha personale»
Milano 28 Novembre – Presidi con le mani legate di fronte a maestre «fantasma». Sono nominate di ruolo, ma a scuola non si vedono mai. Spesso risiedono in regioni lontane, giustificano l’assenza con motivi di famiglia o certificati medici brevi rinnovati di settimana in settimana. Quelle maestre conservano il loro posto di lavoro, ma di fatto impediscono ai dirigenti di trovare per i bambini un supplente che garantisca la continuità didattica: i precari cui viene proposto di coprire i buchi non accettano o se ne vanno appena si presenta una occasione migliore (il problema è che quasi nessuno assume un incarico così breve, senza alcuna garanzia di essere poi confermato).
Il danno è tutto a carico degli alunni che devono essere smistati in altre classi o vedono una girandola di supplenti che cambiano sempre, senza che sia garantita la continuità. «Di questi casi a Milano ce ne sono vari, in particolare alle primarie — conferma Agostino Miele, presidente dell’associazione dei presidi —. Non tutti sono casi di abuso rispetto alla procedura corretta, ma rappresentano comunque una distorsione del sistema. Tutto questo non è giusto nei confronti dei bambini cui viene negata la stabilità educativa, che ha valenza anche affettivo relazionale».
Storie di questo tipo si sono viste all’Istituto Calasanzio, alla Diaz, alla Barozzi, alla Feltre; e ancora alla Pini, alla Ariberto, in via Quadronno, al Gonzaga. «I docenti sono tutelati dalla legge — allarga le braccia ad esempio Patrizia Santini, preside della “Ai nostri Caduti” di Trezzo d’Adda che, a settembre, si è trovata con tre uccel di bosco in organico —. Io capisco il disagio di essere catapultati a 9oo chilometri da casa ma come dirigente e madre io stessa, sono in preda allo sconforto». Nel suo istituto due cattedre sono state da poco assegnate alle sostitute (le docenti di ruolo hanno avuto l’assegnazione provvisoria, cioè una supplenza annuale, più vicino a casa). L’ultima resta molto problematica. «L’unica arma nelle mie mani è chiedere visite fiscali, cosa che ho fatto, ma dalla Sicilia l’Azienda sanitaria interpellata mi ha risposto che non ha personale sufficiente», racconta ancora Santini. La scuola, per ragioni di privacy, non può avere libero accesso alla diagnosi medica: «Non entriamo nel merito dei certificati che, fino a prova contraria, sono veritieri. Ma — chiosa Miele — se le prescrizioni e le assenze si ripetono di settimana in settimana il sospetto che la situazione non sia del tutto chiara c’è». La difficoltà è trovare chi copre queste posizioni, vacanti e incerte, in aula con i ragazzi. «I supplenti rimasti in graduatoria non prendono neanche in considerazione di spostarsi, se abitano lontani. Per una cattedra ancora scoperta avrò mandato cento mail di convocazione, eppure nessuno si è presentato», dice un’altra preside, alla guida di una scuola elementare del centro di Milano. Si prova ad attingere allora alle «messe a disposizione», liste non regolamentate formate da laureandi o precari spesso senza titolo, «ma anche in questo caso è quasi impossibile trovare un bravo candidato che per miracolo (o buon cuore) accetti l’incarico dando garanzia di restare finché servirà». A questa dirigente il certificato medico arriva puntuale ogni lunedì e per legge può cercare la supplente solo dal giorno dopo. Risultato: i piccoli (prima elementare) da settembre a oggi hanno passato tantissime ore smistati in altre classi e con figure sempre diverse in cattedra.
Per colmare i vuoti vengono impiegate anche le maestre della stessa scuola: «I presidi non sanno più come fare. Docenti che potrebbero dedicarsi al potenziamento linguistico per gli stranieri devono invece compensare le presenze saltuarie», scuote la testa Gloria Torri, che insegna in Quadronno. «Ma perché alcuni medici si prestano a firmare questi certificati ogni cinque giorni, ripetuti per mesi? — si interroga Miele —. L’appello di responsabilità, a questo punto, va ai docenti “fantasma”, ma anche a loro».
El.An. (Corriere)
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