Le telecamere al Parco Litta e a Rogoredo inservibili per le indagini: incuria del Comune

Milano

Milano 28 Novembre – Una telecamera, benché spesso la tecnologia venga sventolata dai politici per garantire una maggiore sicurezza e tranquillizzare i cittadini, non risolve per forza i problemi. E figurarsi un’emergenza tragica quale il flagello del bosco della droga a Rogoredo. Però una telecamera, specie se posizionata in un punto strategico come in via Sant’Arialdo, a pochi metri sulla destra dall’uscita della stazione ferroviaria, subito dopo il ponte e in coincidenza di uno degli ingressi «principali» nella piazza di spaccio, può aiutare. Può filmare non tanto i tossici quanto gli spacciatori; filmare magari situazioni di violenza che sono avvenute ma delle quali non c’è traccia. Perché questa stessa telecamera è stata finalmente riparata ma dopo mesi di attesa e di ripetuti guasti.

Un po’ come successo, anche se qui le conseguenze potrebbero essere (ulteriormente) peggiori, con uno degli impianti «fondamentali» per le indagini sull’uccisione di Marilena Negri, la 67enne di Affori trovata morta giovedì mattina nei giardinetti di Villa Litta. Quella telecamera, ugualmente del Comune, che si trova sul versante di via Novaro, dove abitava la donna, colpita alla carotide con un coltello mentre portava a passeggio il cane e derubata della borsetta, ha un’ampia visuale sia sulla strada sia soprattutto sull’ingresso del parco, e dunque avrebbe potuto avere un’ampia copertura anche sulla scena del crimine e sulla direttrice di fuga dell’assassino. La telecamera, come raccontato da più di un frequentatore del parco al Corriereche ha incrociato le versioni con altre fonti, è stata sottoposta a manutenzione nella mattinata di venerdì. L’intervento, è stato spiegato dall’amministrazione, era in ogni modo programmato da tempo e affidato ad A2A. La telecamera puntava verso i tetti dei palazzi anziché verso il basso. I due casi, dal punto di vista tecnico, non sono uguali: se ad Affori l’anomalia era riferita per appunto al «posizionamento» dell’impianto, a Rogoredo era proprio l’apparecchio che non funzionava. Di fatto, trasmetteva senza interruzione una schermata nera. Il danno, come abbiamo detto, è stato sistemato e rientra, questa è la speranza, in un aumentato interesse per provare a contrastare l’ormai più grande luogo di spaccio d’Italia, con in coda minorenni e sessantenni, «pendolari» da ovunque, eroinomani debuttanti e di «ritorno». Da inizio anno sono stati già 6 i decessi, almeno quelli accertati, per overdose. L’ultima vittima era stata rapinata di documenti e portafogli e perfino della siringa che aveva in vena: siccome c’era ancora dell’eroina, altri drogati gliel’avevano presa per iniettarsi la sostanza mentre quell’uomo agonizzava oppure forse s’era già spento. Andrea Galli (Corriere)

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