Preoccupa il tasso di obesità infantile. Più spazio al pediatra di famiglia

Scienza e Salute

Milano 29 Novembre – Il Rapporto dell’Unione europea sullo stato di salute nei paesi membri promuove il servizio sanitario italiano per l’indubbio contributo al miglioramento della salute dei cittadini e all’allungamento della speranza di vita, ma mette in luce anche alcune criticità. Tra queste emerge “l’aumento dei problemi di sovrappeso e obesità infantile, con una diffusione superiore alla media UE”. Un fenomeno definito nel Rapporto “particolarmente allarmante”, tra i fattori di rischio per la salute pubblica, perché “l’obesità nell’infanzia e nell’adolescenza rappresenta un forte indicatore delle condizioni di sovrappeso e obesità in età adulta”.

“Si tratta di un campanello d’allarme – commenta Rinaldo Missaglia, Segretario nazionale del Sindacato medici pediatri di famiglia – che deve far riflettere i decisori sul ruolo che il pediatra di libera scelta ricopre nell’economia del nostro sistema sanitario.” Come osserva il Segretario nazionale, il fenomeno del sovrappeso e dell’obesità infantile assume una dimensione preoccupante – secondo il Rapporto UE – proprio allo snodo adolescenziale dei quindici anni: 26 per cento di maschi sovrappeso o obesi, al quarto posto in Europa. “Un periodo critico, nel quale il ragazzo rischia di trovarsi in una sorta di ‘limbo assistenziale’, nel quale sta uscendo dalle cure di base fornite dal pediatra di famiglia, per entrare nel mondo sanitario degli adulti, in cui gli dovrebbero essere fornite le medesime attenzioni che il sistema garantisce grazie all’assistenza del pediatra di libera scelta. Per questo sosteniamo che, laddove c’è un rilevante fattore di rischio cardiovascolare, la copertura pediatrica sia estesa ai diciotto anni,” afferma Missaglia.

Una cartina tornasole può essere rappresentata da un’altra osservazione che scaturisce dal Rapporto: le regioni meridionali presentano tassi di sovrappeso e obesità infantile particolarmente elevati, soprattutto in Calabria, Campania e Molise superano il 40 per cento. “Pproprio le aree del meridione in cui si riscontra un elevato tasso di abbandono precoce del pediatra di libera scelta da parte delle famiglie, spesso a partire dai 6 anni”, aggiunge Missaglia.

Ultimi – secondo Missaglia – altri due aspetti critici, ravvisati dal Rapporto, nel comportamento dei quindicenni italiani: la scarsa attività fisica, legata al livello di sovrappeso e obesità, e soprattutto il fumo, che vede la percentuale di tabagisti al 22 per cento tra le femmine e al 20 tra i maschi di questa età, rispettivamente al secondo e al terzo posto in Europa. “Il ruolo di educatore sanitario riconosciuto al pediatra di famiglia potrebbe avere un significativo impatto anche su questi comportamenti a rischio, come su tutti gli stili di vita sbagliati. Per queste ragioni, crediamo non si possa più attendere. La revisione dell’accordo collettivo nazionale della pediatria di famiglia è rimandato da troppo tempo, rischiamo che quello attualmente in vigore diventi maggiorenne. Alla luce di queste situazioni, non possiamo permettercelo”, conclude.

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