Milano 29 novembre – Quattro agenti di polizia dell’ufficio immigrazione di Milano sono stati arrestati nell’ambito di una indagine relativa ad un giro di permessi di soggiorno rilasciati dietro compensi. Tutti sono finiti in carcere con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata all’illecito rilascio di permessi di soggiorno, oltre a falso in atto pubblico e accesso abusivo a sistemi informatici; assieme a loro sono stati arrestati anche tre stranieri. Oltre ai quattro agenti (due erano in servizio all’ufficio Immigrazione della Questura e due in quelli dei commissariati di Porta Genova e Lorenteggio), altri due poliziotti sono stati posti agli arresti domiciliari, e un altro ancora, che all’epoca era in servizio a Milano mentre ora lavora a Napoli, è stato sospeso dal servizio per 12 mesi. Un cittadino italiano, infine, è stato sottoposto all’obbligo di firma. Gli stranieri finiti in manette insieme agli agenti sono due ristoratori cinesi e un nordafricano: i tre avevano il ruolo di intermediari e procacciatori di “clienti”. Il tariffario oscillava da poche centinaia ad alcune migliaia di euro, a seconda della difficoltà nel procurare il documento. Per lo più si trattava di permessi di soggiorno.
Nel corso delle indagini è emerso che gli agenti coinvolti si lamentavano dei controlli stringenti iniziati con l’arrivo della nuova dirigente dell’immigrazione. “Gli agenti hanno fra i 40 e i 50 anni, sono operatori esperti nel campo dell’immigrazione. Di fronte all’aumento dei controlli interni hanno iniziato ad appoggiarsi a colleghi in distaccamenti dell’ufficio all’interno dei commissariati. I casi scoperti sono sicuramente superiori al centinaio”, hanno spiegato gli investigatori della squadra mobile. Sequestrata villa del ‘700 intestata a moglie di poliziotto – Nell’ambito dell’inchiesta è stata sequestrata una villa del ‘700 in provincia di Milano, del valore di 690mila euro, intestata alla moglie di un poliziotto. Per i permessi di soggiorno il gruppo avrebbe intascato dai 500 ai 5.000 euro. Gip: “Usate utenze copertura e Telegram” – I poliziotti dell’ufficio immigrazione della Questura di Milano arrestati avrebbero usato “canali di comunicazione a circuito interno”, tra cui “numerose utenze di copertura, le cosiddette ‘citofono’ intestate a cittadini extracomunitari e sistemi di messaggistica telematica tipo WhatsApp e Telegram”. Lo si legge nell’ordinanza di custodia cautelare del gip di Milano Livio Cristofano che ha portato in cella 4 agenti e 2 mediatori, ai domiciliari altri 2 poliziotti, rispettivamente dei commissariati Porta Genova e Lorenteggio e a misure restrittive per un altro agente e per un dipendente del Ministero dell’Interno. Le utenze “citofono” sarebbero cellulari di vecchia generazione e difficilmente intercettabili.(Tg.com)
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