Migranti: la ricetta di Sala/Majorino danneggia Milano

Milano

Milano 30 Novembre – A oltre un anno dalle ultime elezioni amministrative, è ancor più chiaro che l’unico grande limite della Milano di oggi è legato alla questione dell’immigrazione. La stazione Centrale ormai è la fotografia quotidiana di un disastro, mentre sui Bastioni di Porta Venezia tornano a rivedersi i bivacchi dei nordafricani e perfino nel cuore della città si notano sotto i portici dormitori di fortuna.

È evidente che il governo centrale – parcheggiando da anni migliaia di persone in centri di accoglienza, hotel, residence e ostelli – non ha minimamente elaborato un piano riguardante l’integrazione dei richiedenti asilo. Integrazione che, peraltro, sarebbe possibile soltanto in presenza di numeri infinitamente più piccoli di quelli attuali. Davanti al costante invio da parte di Roma, Palazzo Marino ha addirittura organizzato una marcia per chiedere di avere più extracomunitari sul proprio territorio. Invece di intraprendere un braccio di ferro con Palazzo Chigi, e di scendere in piazza per un sistema più sostenibile e quindi per avere meno immigrati, il Comune ha scelto la linea dell’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino, alfiere della sinistra favorevole ad accogliere i profughi.

L’unico scatto di orgoglio da parte dell’amministrazione è arrivato per contestare la scelta dei sindaci dell’hinterland – soprattutto leghisti – di fare le barricate contro i nuovi arrivi dei richiedenti asilo. Gente che alla fine resta per mesi qui senza lavorare né studiare la lingua, prima di essere dirottata in altri centri (come dovrebbe accadere il mese prossimo ai migranti sistemati dentro la caserma Montello) e di ricominciare il pernottamento a spese dello Stato.

Milano corre, ma se non affronta una volta per tutte il nodo dell’immigrazione selvaggia, sarà come un corridore brillante costretto a indossare due zavorre alle caviglie. L’economia e il lavoro sono fondamentali; il decoro della città e la sicurezza dei suoi abitanti lo sono altrettanto. Meglio che la sinistra, a Roma e a Milano, lo capisca in fretta.

Massimo Costa (Libero Quotidiano)

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