Milano 2 Dicembre – «Fieri di Brera», così recita la scritta stampata sulla spilletta distribuita alla Pinacoteca in occasione dell’apertura della «Bottega Brera». Accessibile direttamente dal cortile d’onore della Pinacoteca, è un «design and bookshop» di 86 metri quadri e due stanze che si vanta di essere unico in Italia perché, ha spiegato Massimo Vitta Zelman,presidente della casa editrice Skira che gestisce i servizi aggiuntivi, «Con i suoi prodotti creati in esclusiva per il museo, vogliamo farlo diventare punto di incontro del quartiere e della città, anche indipendentemente dalla visita alla Pinacoteca».
L’offerta di oggetti e libri rappresenta tutte le istituzioni: l’Orto Botanico, l’Osservatorio astronomico, l’Istituto Lombardo, l’Archivio storico Ricordi e la Biblioteca Braidense. Anche agli studenti dell’Accademia è stata riservata una vetrina dove esporre le loro creazioni di gioielli e di moda. Tra le proposte esclusive ci sono le fragranze create da Culti sulla rosa di Brera coltivata nell’Orto botanico; un piatto speciale della serie di Piero Fornasetti che è stato studente all’Accademia; i libri per l’infanzia in copia anastatica di Bruno Munari che creò il suo primo laboratorio didattico per i bambini a Brera. Presto arriveranno anche i foulard in edizione limitata Trussardi, la firma che veste i custodi.
Al posto del vecchio bookshop, al primo piano, sorgerà il caffè Fernanda (in onore della direttrice degli anni Quaranta Fernanda Wittgens) la cui apertura è in calendario per il 7 giugno prossimo in concomitanza con la fine del riallestimento delle sale.
Insomma, «fieri di Brera». Ma la sensazione è che in questo momento ci siano due direttori: un James Bradburne che procede come un panzer a spianare puntuale le tappe del suo cronoprogramma; e un altro James Bradburne che rispetto al progetto dell’ampliamento nel Palazzo Citterio rimane impotente in balia degli eventi. Dalla scorsa estate non è più entrato nel cantiere dove non ha libero accesso e dove non è stato invitato a esporre le sue esigenze di allestimento delle collezioni; nulla sa rispetto a quando potrà iniziare a traslocare. La Sovrintendenza gli ha solo comunicato con una lettera che la data di consegna è slittata al 31 dicembre. La sensazione è che sia incredibilmente all’oscuro del restauro del palazzo che gli verrà consegnato chiavi in mano come se non fosse lui l’inquilino che dovrà fare i conti con pareti, colori, scale, luci. «Aspettiamo la consegna da parte della Soprintendenza e solo allora potremo fare una promessa certa sull’apertura della Grande Brera che richiederà comunque un anno», ha spiegato. Nel frattempo la collezione Jesi andrà in prestito alla Estorick collection di Londra.
Stessa situazione di stallo anche per il progetto del ponte di cristallo per unire i due palazzi: «Abbiamo il sostegno economico, quello del sindaco, del ministro Franceschini e della città. Ma non faremo nulla senza l’autorizzazione della Sovrintendenza». Francesca Bonazzoli (Corriere)
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