Benevento-Milan 2-2
Milano 4 Dicembre – Tanto tuonò che piovve.
Si parlava da settimane del cielo poco sereno su Milanello e alla fine il temporale è arrivato, esonerato Montella e Gattuso promosso allenatore della prima squadra. Da subito è sembrata concreta la speranza e la possibilità di schiarita con tanto di arcobaleno per l’entusiasmo e la voglia di lavorare che Rino, vecchio cuore rossonero, ha portato sul campo d’allenamento e nello spogliatoio, è invece bastata la prima partita per far riapparire le nuvole e far prendere ai tifosi una grandinata.
Sembra che una maledizione si sia abbattuta su questo povero Diavolo, già perché a Benevento succede anche l’impossibile.
La squadra campana trova il primo punto della sua storia in serie A, alla quindicesima giornata, riuscendo a segnare per la prima volta più di due gol in una gara, rimontando per la prima volta il risultato sul Milan che da situazione di vantaggio aveva sempre vinto, tutto questo con un gol al minuto 94′ del proprio portiere Brignoli che passerà alla storia.
Insomma una sorta di punizione divina per il Milan, come se gli Dei del calcio si fossero rivoltati contro i rossoneri. Suonerà strano, ma forse anche per il Diavolo può essere utile un viaggetto a Lourdes o a Medjugorje.
Lasciando stare i discorsi su sacro e profano, ci sono spiegazioni molto più terrene per capire il passo falso del primo Milan di Gattuso a Benevento.
Sicuramente la pessima condizione fisica di cui lo stesso Gattuso ha parlato in conferenza stampa prima del match. Forse alcune voci uscite nei mesi precedenti erano vere, in cui i giocatori, uno su tutti Bonucci, chiedevano a Montella allenamenti più intensi. Forse questo spiega anche i motivi dell’allontanamento dell’ex preparatore atletico Marra, sta di fatto che il Milan ha poco carburante ed è senza sprint, mentre le altre della serie A, vanno a mille all’ora.
L’atteggiamento con Gattuso non è cambiato, anche questo ha inciso sul risultato finale, caratterialmente è un Milan ancora debole.
Qualche novità tattica si è vista, come il 3-4-3 puro, con gli esterni d’attacco che si stringevano vicino al centravanti per lasciarlo meno solo e, una maggiore ricerca della verticalità, cercando di dare il pallone più in avanti che di lato. Bene, ma ancora troppo poco e, troppo poco tempo per vedere dei veri e propri cambiamenti.
Gattuso ha parlato di sfortuna a fine partita.
Non si può parlare di sfortuna se in 10 uomini a 10 minuti dalla fine togli un attaccante per mettere un difensore, è una mossa che di conseguenza abbassa il baricentro della squadra e lascia la completa iniziativa agli avversari per portare l’assedio finale, senza poter mai uscire dalla propria metà campo.
È questo ciò che è successo ed è questo che ha permesso al Benevento di pareggiare, come Filippo Inzaghi permise nel 2015 al Torino di pareggiare, regalando l’assedio finale esattamente con questa stessa mossa, un difensore per un attaccante. È un tipico cambio che si effettua quando si ha paura di non vincere la partita, il risultato spesso è che si prende gol proprio per questo.
Racconto e analisi tattica.
Il nuovo Milan di Gattuso si presenta con un 3-4-3 puro, con gli esterni pronti a scalare sulla linea dei difensori e un baricentro più basso in fase di non possesso rispetto al Milan di Montella.
Il Benevento è squadra dinamica, con buone velocità individuali su cui punta nei vari uno contro uno sugli esterni. Il pressing del Milan non è coordinato ma i rossoneri fanno comunque buona densità in mezzo al campo, il Benevento invece quasi rinuncia al primo pressing permettendo ai tre centrali rossoneri di sistemarsi a metà campo e a Montolivo di amministrare il pallone senza affanni.
Sale il gioco del Benevento, arrivano in area rossonera i primi traversoni e Parigini, perso da Borini e Musacchio, si divora l’1-0 di testa a due passi dalla porta. Il Milan riprende a giocare e passa in vantaggio, Bonaventura sfrutta l’azione di forza e il cross di Kessie, trovando di testa la fessura giusta dopo un batti e ribatti sottoporta a cui partecipa anche Kalinic con tre avversari sulla linea.
Prima del riposo, Cataldi già ammonito, stende Borini su una ripartenza con un fallo tattico, meritava il secondo giallo e la conseguente espulsione, graziato.
Nella ripresa il Milan è più statico, meno fluido, cerca di occupare i giusti spazi correndo meno mentre il Benevento sta bene ed è arrembante, il Diavolo non riesce a portare il giusto pressing e gli uomini di De Zerbi provano ad approfittarne.
Continua la prova sottotono di Borini che si fa saltare spesso da Parigini, angolo per il Benevento respinto e Letizia dai 25 metri fa partire un proiettile al volo che Donnarumma riesce a respingere, sulla ribattuta il più lesto è Puscas che deposita in rete, 1-1.
Pochi minuti dopo l’arbitro e il guardalinee, entrambi coperti, non vedono l’ultimo tocco di anca di Borini e concedono angolo al Milan, sugli sviluppi arriva l’incornata solitaria di Kalinic che riporta in vantaggio i rossoneri.
Il Milan non riesce a chiuderla sprecando con Kessie e Bonaventura.
Romagnoli viene espulso, già ammonito per fallo di mano nel primo tempo, entra in scivolata su Letizia ma senza colpirlo, svista dell’arbitro e secondo giallo. Gattuso ordina ai suoi di passare al 4-4-1 e il Milan riesce a tenere ancora bene il campo nonostante il calo fisico.
Arriva il cambio che di fatto consegna la partita nelle mani del Benevento, fuori Suso dentro Zapata, il Milan passa a 5 in difesa e si schiaccia lasciando 10 minuti di assedio al Benevento. Abate commette fallo sull’esterno, punizione da mettere in mezzo, sale anche Brignoli ed è proprio il portiere a trovare la zuccata giusta con palla che finisce all’angolino. Primo punto della storia del Benevento in Serie A e stadio Vigorito in delirio.Come uscire dell’incubo.
Il Milan è noto per regalare questi tipi di miracoli sportivi. Basti pensare alla notte della finale di Istanbul, in cui in sette maledetti minuti gettò al vento la Champions League regalandola al Liverpool. O alla notte di La Coruna, dove forte del 4-1 dell’andata perse 4-0 contro un Deportivo scatenato e uscì ai quarti di finale.
Il Milan poi si è sempre rialzato iniziando proprio da quei punti più bassi, quelli in cui si tocca il fondo, la propria risalita fino alla luce.
L’augurio è che possa accadere anche stavolta, perché non sarà uno psicodramma come le partite di Champions, ma lo shock è molto simile e sempre di doversi riprendere da un trauma si tratta.
È giusto salvare quel poco di positivo che si è visto, ad esempio la prestazione di Bonucci.
Salviamo anche l’intenzione della squadra di provare a giocare come ha chiesto il nuovo mister Gattuso, recependo le consegne.
Il lavoro non può essere giudicato dopo quattro giorni, serve tempo che non c’è, ma i giudizi vanno rimandati, almeno quelli sul piano dell’applicabilità dell’idea di gioco.
Inutile parlare di cosa succederà a giugno, di nuove rivoluzioni o altro. C’è una stagione che, seppur ormai compromessa, va giocata.
Ritrovare la condizione fisica, mettere in campo solidità e sicurezza e cercare di arrivare in fondo in Europa League e Coppa Italia. Non ci sono ricette particolari, bisogna ripartire da qui.
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