Milano 11 Dicembre – Gillo Dorfles, critico e storico dell’arte, 107 anni, boccia il progetto della riapertura dei Navigli. Scrive sul Corriere “Ritengo che Milano sia un caso tra i più tipici di una vecchia metropoli che ha cambiato la sua struttura organica che viene dal passato. Sarebbe «peccaminoso» non rispettare queste diverse stratificazioni che costituiscono le caratteristiche fondamentali della città, non solo per quanto riguarda le vie di accesso ma anche in relazione ai suoi anelli, soprattutto quello che cinge il centro storico.
Il Naviglio da tempo non scorre più nel centro di Milano; lo ricordo quando andavo a trovare i miei nonni e bisnonni nella loro casa di corso Venezia 46, ma erano altri tempi e il traffico urbano era molto limitato rispetto alle dimensioni di oggi.
Certamente era un’altra città e non è possibiletornare indietro nel tempo, ma non per questo i Navigli a Milano sono scomparsi. Abbiamo la Darsena, rimessa a nuova vita in occasione di Expo 2015; da Porta Ticinese l’acqua scorre verso il sud della città, tra Naviglio Grande e Naviglio Pavese, come era alle origini, dalla seconda metà del XII secolo.
È impensabile e nostalgico ripercorrere il tempo all’indietro, ma comunque chi percorre la circonvallazione interna è come se viaggiasse sull’acqua con altri mezzi di trasporto; quindi l’urbanistica della città è segnata positivamente da questa cerchia che è, appunto, il prodotto della storia e di decisioni progettuali che costituiscono la ricchezza di un insediamento urbano.
Non avrebbe senso appesantire il traffico con tratti «idrici», ora inutili. Riaprirli esclusivamente per la loro evidenza «pittoresca» sarebbe un’operazione nostalgica che non guarda in avanti. Ci si può limitare, se si desidera qualche segno del passato, a visitare la Darsena di Porta Ticinese, da cui i Navigli sono ancora navigabili e potrebbero, questo sì, costituire una via di transito, alternativa alle tradizionali strade, soprattutto se non si ha fretta.
In questo modo i Navigli non perdono la loro originaria funzionalità, senza però pensare di rimettere in piedi le vie d’acqua di un tempo; Milano deve guardare al futuro, come in questi ultimi dieci o quindici anni in modo decisivo ha deciso di fare e i risultati sono evidenti e di grande qualità.
Ecco, forse il tema della navigabilità dei Navigli dovrebbe essere riportato alla vera dimensione di una città che guarda oltre ai confini daziari; già alcuni anni fa scrivevo, nell’introduzione al progetto Milano città metropolitana, avviato dalla Provincia, che il punto di vista urbanistico deve essere più ampio, non solo sul piano territoriale, ma soprattutto per quanto riguarda le funzioni, le attività culturali e quindi i mezzi di trasporto, nel segno di una «urbanità» polifunzionale, dove le comunicazioni sono affidate, contemporaneamente, alle vie d’acqua, a quelle «ferrate», per via gomma, e a tutto ciò che il futuro prossimo ci mostrerà.
Il Naviglio è stato, in questo senso, uno degli elementi «rurali» fondativi di quella che sarebbe diventata una metropoli moderna; la sua origine e le sue identità medievali costituiscono, fino alle invenzioni di fine Quattrocento delle chiuse di Leonardo da Vinci, una delle forze propulsive dello sviluppo economico e sociale di Milano. Non trasformiamolo, oggi, solo in un dibattito da cartolina del secolo scorso.”
Gillo Dorfles
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