Questa è la storia bellissima di un giovane che ce l’ha fatta. Ce l’ha fatta a convincere una commissione a selezionarlo in un parterre con altri 59 concorrenti per un ruolo strategico. Lo snodo vitale di Milano. Il posto decisivo. Quello che fa la differenza tra un olocausto nucleare e la nascita di una città di supereroi. Lui, molto modestamente, ce lo spiega così insieme a Repubblica:
“La resilienza è, in breve, l’arte di adattarsi ai cambiamenti, trasformando così le incertezze in occasioni e i rischi in innovazione”. Lo si legge nella descrizione del volume “La città resiliente” di Pietro Mezzi e Piero Pelizzaro, quest’ultimo appena nominato Chief Resilience Officer dal Comune di Milano. Laureato in Economia, 35 anni, esperto di resilienza e di politiche di adattamento ai cambiamenti climatici, di cui si occupa come formatore e consulente per enti pubblici e privati – dice la sua bio – nel suo volume analizzava già la sfida delle “resilient cities”: Barcellona, Rotterdam, Copenhagen, Malmö, New York, Boston, New Orleans, Norfolk, Roma, Bologna, Venezia e anche Milano.
E’ lui ora il manager cui spetterà il compito di coordinare il progetto internazionale 100 Resilient Cities della Fondazione Rockfeller, sviluppato per diffondere e sviluppare in tutto il mondo strategie urbane improntate appunto alla resilienza, alla capacità cioè di gestire e affrontare in modo innovativo varie emergenze, per adattarsi e crescere nonostante le crisi. Dovrà individuare ad esempio le soluzioni in grado di fare fronte a possibili crisi fisiche e naturali, come incendi, esondazioni, scarsità d’acqua, caldo estremo ma anche trovare risposte innovative ai temi sociali del 21° secolo come la povertà e la disoccupazione, il bisogno di casa dei giovani.
Ed ovviamente mica lo fa gratis. Una delle grandi emergenze è il lavoro sottopagato dei giovani. E lui ha ovviato facendosi prendere per almeno 2 anni a 43 mila euro. Ma, ragazzi, volete mettere avere la certezza che un Vicentino di 35 anni vi spieghi come sopravvivere ad una nube di locuste radioattive assassine? Oppure vi presenti un elaborato scenario per sconfiggere la povertà a Milano mettendo tutti a vendere scenari improbabili senza alcuna cognizione tecnico-scientifico-ingegneristica formale portando se stesso come esempio di successo? Io questo giovane, mio conterraneo, lo ammiro. È qui più o meno da quanto lo sono io, ma conosce già Milano così bene da sapere come possa adattarsi di fronte ad una catastrofe. Io mi perdo se arrivo in Armistizio ed a Gratosoglio manco saprei come muovermi. Direi, quindi, che lui è già sei passi avanti. Pensate, sta già elaborando come trasformare in un’opportunità, chissà magari, le esondazioni del Seveso! Ovviamente, non essendo io nemmeno lontanamente alla sua altezza, nemmeno riesco ad immaginare cosa faccia questo dalla mattina alla sera, ma è chiaramente un limite mio. Lui è così oltre che, se va tutto bene, ha già partorito il primo piano per salvarci da un’apocalisse zombie. Anzi, probabilmente l’ha già fatta diventare un’occasione per far crollare il costo del lavoro. Ma siamo sicuri che 43 mila euro l’anno bastino? Io un po’ mi sento in colpa. Abbiamo qualcuno che ci salverà in caso venissimo assaliti dagli alieni e lo paghiamo così poco. Non vi sentite anche voi delle brutte persone?
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,