Il gip archivia e restituisce la pistola a Sicignano, il pensionato che sparò e uccise il ladro

Cronaca

Milano 13 Dicembre – A Francesco Sicignano, il pensionato di Vaprio d’Adda, nel Milanese, che nell’ottobre del 2015 sparò ed uccise un ladro albanese e la cui posizione di indagato per omicidio volontario è stata archiviata lunedì, deve essere restituita la pistola con cui esplose i colpi. Lo ha stabilito il gip di Milano Teresa De Pascale nel suo provvedimento nel quale chiarisce che il pensionato per legittima difesa ha reagito «nell’unico modo, in quel momento, possibile» in una «frazione di pochi secondi». Nel provvedimento il gip, che ha accolto la richiesta di archiviazione presentata dai pm Alberto Nobili e Antonio Pastore, dispone, infatti, il «dissequestro e la restituzione» a Sicignano della «pistola Revolver» e dei proiettili, ad esclusione di quelli «esplosi che devono essere confiscati e distrutti», e trasmette gli atti «alla competente Autorità Amministrativa per la previa verifica della sussistenza e/o permanenza dei requisiti per la regolare detenzione delle armi e munizioni».

Nell’atto il gip conferma quanto avevano evidenziato le complesse indagini della Procura, ossia che Sicignano sparò al ladro quando era già entrato nell’abitazione e si trovava in cucina. Il giudice mette in luce che l’albanese di 22 anni, GjergiGjonj, che non era armato, si avvicinò al pensionato e con «tale azione» in un «contesto» di «intrusione domiciliare notturna» ha «sicuramente e indubbiamente fatto sorgere» nel 67enne «il concreto timore di un’imminente aggressione», considerato anche che le «urla di Sicignano non hanno avuto alcun effetto deterrente sull’azione del Gjonj che ha continuato ad avvicinarsi». Per questo motivo il pensionato, spiega il gip, è stato indotto «a reagire, nella frazione di pochi secondi, nell’unico modo, in quel momento, possibile, stante l’inattuabilità di un’altra condotta meno lesiva o alternativa, tenuto conto della irrealizzabilità di una fuga».

La reazione di Sicignano, precisa il gip, non è stata «messa in atto come difesa anticipata e preventiva», ma è stata giustificata da un «concreto pericolo d’aggressione». Nelle prime battute dell’indagine gli stessi pm avevano ipotizzato che il pensionato (dopo l’accaduto fu anche candidato consigliere comunale a Milano per Forza Italia, non eletto), quella sera avesse sparato quando il ladro non era ancora entrato nella casa, ma si trovava ancora sulle scale esterne. Il medico legale nominato dai pm, però, accertò che la dinamica della morte poteva essere compatibile con la versione di Sicignano, che aveva sempre detto di aver sparato in casa per difendersi. Alla richiesta di archiviazione si era opposto l’avvocato Teodor Nasi, legale dei familiari dell’albanese, chiedendo nuove indagini malgrado «il pubblico ministero abbia affrontato l’indagine senza preconcetto alcuno, verificando di volta in volta quella che appariva essere, allo stato del progresso dell’indagine stessa, l’ipotesi all’apparenza più probabile». (Corriere)

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