Nel sito del Senato spunta il simbolo di Liberi e Uguali: un modo gratuito di Grasso per pubblicizzare la propria lista

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Milano 15 dicembre – E pensare che per anni la sinistra ha enfatizzato la bandiera dello stile istituzionale, dell’autonomia obbligata per chi ha una carica…e di Grasso si doveva ammirare l’equilibrio, la preparazione giuridica ecc. ecc. Scrive Il Tempo “Liberi e Uguali, la nuova formazione politica di Pietro Grasso, ha pochi giorni di vita ma ha già al centro di un cortocircuito tra social, politica e tv. Dopo le polemiche sul logo (le similitudini con quello di Emergency e le “foglioline” a rappresentare, qualche motivo misterioso, le donne) a creare scompiglio è la presenza del simbolo politico sul sito web del Senato.

“Lo stile istituzionale di Pietro Grasso? Sull’home page del Senato c’è un tweet del presidente che pubblicizza il simbolo di liberi uguali. Cose che potevano capitare nel fascismo, nell’Urss e, di questi tempi, solo in Corea del Nord. “Il declino delle istituzioni”, ha scritto l’ex senatore di Fi Augusto Minzolini su twitter pubblicando anche lo screenshot della pagina “incriminata”. Uno scivolone non da poco che sarebbe frutto di un errore tecnico. La pagina ufficiale del presidente del Senato (www.senato.it/presidente), infatti viene automaticamente alimentata dai tweet di Grasso, anche quelli promozionali per Liberi e Uguali. “In passato sono apparsi altri loghi dei partiti, compreso quello del Pd in occasione della festa dell’Unità”, spiega lo staff della seconda carica dello Stato. Per evitare polemiche comunque è stata rimossa dalla pagina la colonnina dei tweet.

E scompiglio sta creando in Rai l’indiscrezione che vorrebbe la conduttrice Geppi Cucciari candidata con Grasso. “Se fosse confermato, dovrebbe subito interrompere conduzioni e collaborazioni in Rai. Smentisca, oppure lasci Un giorno da pecora e Cartabianca. Servizio pubblico non può diventare servizio elettorale per partito D’Alema”, scrive su twitter il deputato del Partito democratico e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi.

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