Il primo negozio di Huawei apre a Milano e offre corsi gratuiti di cinese

Milano

Milano 17 Dicembre – Per Huawei l’Italia non è un Paese come gli altri, ce ne si rende conto dalla massiccia presenza di cartelloni pubblicitari del nuovo smartphone Mate 10, con i volti dei testimonial che campeggiano sui tabelloni delle grandi città italiane. O in maniera più rigorosa guardando i dati di vendita degli smartphone: dopo la Cina, per l’azienda, l’Italia è il primo Paese. In termini di volumi ha davanti solo Samsung. E da pochi giorni a Milano Huawei ha aperto il suo “Experience store”. È il primo negozio monomarca che il colosso apre fuori dalla Cina, dove ne ha centinaia. Ed è il primo, in questo caso al mondo, a non offrire solo la vendita dei prodotti, ma una serie di «esperienze» che sono tipiche di come si sta trasformando la vendita diretta, aggiungendo assistenza e servizi.

Fatto sta che un nutrito gruppo di manager è venuto a Milano, all’interno del CityLife Business & Shopping District dove ha aperto da pochi giorni il negozio di Huawei, direttamente dal quartier generale di Shenzen e sembra che questo “format” possa essere replicato in altri Paesi, a partire dall’Europa. A disegnare il progetto è Isabella Lazzini, Retail Director CBG Huawei Italia, un passato di 5 anni in Apple; prima ancora era in Lg.

Il lato esperienziale si traduce nella possibilità, ad esempio, di personalizzare il telefono scegliendo quale “tatuaggio” applicare alla scocca posteriore oppure alla cover: nel giro di 3 ore si ha il telefono con la fantasia prescelta stampata sul retro. C’è ovviamente l’assistenza tecnica, un grosso display luminoso con immagini di natura e città che cambia ogni pochi minuti e diversi monitor dove avere informazioni sui prodotti.

Più interessante è la possibilità di prenotare alcuni corsi gratuiti allo store oppure sul sito (www.huaweiexperiencestore.com): si va dalle sessioni di corsa monitorate con lo smartwatch al corso di foto a cura dell’istituto nazionale di fotografia, passando dalle lezioni di inglese, cinese e russo; oppure i corsi di programmazione per bambini e altro.

Luca Salvioli (Il Sole 24 Ore)

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