Milano 17 dicembre – Che maestri come Oliviero Toscani, Toni Thorimbert, Piero Gemelli (e altri 34 fotografi) offrano gratuitamente tempo e professionalità per ritrarre persone qualsiasi non è cosa scontata né consueta. Eppure in questi giorni, grazie a Settimio Benedusi, loro collega e amico, e all’iniziativa «Ricordi?», ideata per promuovere il ritorno alla foto tradizionale, sta accadendo. Tanto che file di persone stanno in coda di fronte alla sede dell’exhibition pur di essere ritratte, pur di provare l’ebbrezza di essere dirette da chi solitamente mette in posa celebrità e top model e le ingigantisce sui muri delle città. Vogliono portarsi a casa una foto d’autore: da appendere, da mostrare, da raccontare. Perché il primo merito dell’iniziativa è proprio questo: aver reso l’arte accessibile a tutti, senza distinzioni di ceto, età e razza. Aver dimostrato che l’arte può anche essere a costo zero, un regalo per chiunque lo desideri. Il secondo merito è che quegli stessi ritratti, via via appesi alle pareti dello studio temporaneo a formare una mostra in divenire, sono lo specchio dell’identità di Milano. La Milano giovane e meno giovane, occupata e disoccupata, italiana e straniera, a colori e in bianco e nero; la Milano che risponde, reagisce e si mette in gioco; che improvvisa, si abbraccia e sorride. E poiché l’unica condizione richiesta era presentarsi con qualcuno cui si vuole bene, quei ritratti sono la Milano che ama. Un catalogo vivo e pulsante di volti e di storie, i battiti di un cuore metropolitano che non si vede, ma c’è. Quei ritratti siamo noi.
Lorenzo Viganò (Corriere)
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