Il 2018 di Pirelli HangarBicocca: programma

Cultura e spettacolo

Milano 18 Dicembre – Quattro progetti espositivi unici, prodotti e realizzati appositamente per la struttura di Pirelli HangarBicocca: è stata presentata la programmazione 2018 del museo milanese, firmata dal direttore artistico Vicente Todolí, nel giorno in cui sono stati anche diffusi i numeri sull’affluenza di pubblico in Hangar nel 2017, che parlano di oltre 200mila visitatori.

Il nuovo programma include quattro mostre personali di Eva Kot’átková, Matt Mullican, Leonor Antunes e Mario Merz, con una alternanza tra artisti affermati ad artisti più giovani nei due differenti spazi espositivi delle “Navate” e dello “Shed”. Il calendario di mostre 2018 offre al pubblico una panoramica inedita sull’arte contemporanea, approfondendo temi e aspetti diversi dell’installazione come forma artistica.

Nel 2018, inoltre, Pirelli HangarBicocca, totalmente gestito e supportato da Pirelli, ha confermato il proprio impegno a rendere accessibili a tutti, nella completa gratuità, le mostre prodotte, garantendo un’attività di ricerca sulle più interessanti figure artistiche del XX e XXI Secolo, oltre ad un’attività editoriale che prevede la pubblicazione di un catalogo per ogni mostra.

Per il prossimo anno – spiegano dal museo – è rinnovata anche la volontà di divulgare i temi dell’arte di oggi attraverso il Public Program, un palinsesto culturale di conversazioni, visite speciali, momenti di approfondimento, proiezioni film e video, eventi musicali e performativi, oltre a un programma di avvicinamento e comprensione dell’arte contemporanea rivolto ai bambini, alle famiglie, agli studenti delle scuole superiori e delle università.

Entrando nel dettaglio delle mostre in calendario, l’opera di Eva Kot’átková (Praga, 1982) indaga le forze intrinseche ed estrinseche che influiscono sul comportamento umano, come le norme e i sistemi educativi che possono manipolare e generare situazioni di controllo. Per “The Dream Machine is Asleep” Kot’átková presenta una coinvolgente selezione di nuove installazioni, sculture, collage e opere performative, incentrate sulla concezione del corpo umano come macchina e organo che continua a svolgere le sue funzioni durante il sonno, creando mondi interiori paralleli. La mostra è curata da Roberta Tenconi e aprirà al pubblico il 15 febbraio.

Dal 12 aprile invece si aprirà la retrospettiva su Matt Mullican, sempre curata da Tenconi. Attivo dagli anni Settanta, attraverso il suo lavoro, Mullican ha incessantemente cercato di spiegare e dare struttura a ciò che lo circonda, sviluppando un vocabolario e un sistema complesso di modelli che definisce “i cinque mondi”. Ogni mondo corrisponde a un diverso livello di percezione ed è rappresentato da altrettanti colori: verde per gli elementi fisici e materici; blu per la vita quotidiana (il “mondo senza cornice”); giallo per gli oggetti che acquistano valore, come l’arte (il “mondo nella cornice”); bianco e nero per linguaggio e simboli; rosso per soggettività e idee. Per Pirelli HangarBicocca l’artista ha concepito un’imponente struttura scultorea sulla forma delle sue iconiche cosmologie in cinque colori che occupa i 3.500 metri quadrati dello spazio espositivo delle Navate.

A settembre ci sarà poi l’occasione di incontrare i materiali tradizionali, come corda, legno, ottone, pelle, gomma e sughero, insieme a tecniche manuali e artigianali, che sono alla base dell’opera di Leonor Antunes (Lisbona, 1972), artista portoghese attiva a Berlino. Antunes crea eleganti sculture e installazioni attraverso cui si interroga sul significato degli oggetti di uso quotidiano e sul ruolo sociale dell’arte e del design come mezzi per migliorare la qualità della vita. Per la sua prima mostra a Milano, Antunes presenta un nuovo nucleo di opere e un’installazione site-specific nello spazio dello Shed.

In ottobre infine toccherà a uno storico protagonista dell’Arte Povera, Mario Merz con la mostra “Igloos” curata da Vicente Todolì. Tra i primi artisti italiani a lavorare con l’installazione, negli anni Sessanta Merz si è spinto oltre la bidimensionalità del dipinto perforando tela e oggetti con tubi al neon. Nel 1968 ha introdotto quello che sarebbe diventato uno dei simboli della sua opera: l’igloo, un elemento che continuerà a esplorare lungo tutto il corso della sua produzione. Metafora di luoghi e spazi abitati, gli igloo di Merz sono spesso realizzati con strutture metalliche ricoperte da frammenti di materiali vari, tra cui argilla, vetro, pietra, iuta e ferro. La mostra è realizzata in collaborazione con la Fondazione Merz di Torino e presenterà negli spazi delle Navate oltre trenta igloo realizzati tra il 1968 e il 2003, approfondendo gli aspetti e i temi fondamentali di questo corpus di opere, come la relazione tra interno e esterno, tra luogo fisico e concettuale, tra spazio individuale e collettivo. (Askanews)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.