Poche immagini possono descrivere meglio di questa cosa stia diventando Milano. A Città Studi, cuore universitario di Milano, il cratere della progressiva desertificazione del polo accademico verrà occupato dal relitto del Barcone, recuperato sul fondo del Mediterraneo. Simbolo, secondo i sostenitori di questa brillante idea, della mancata accoglienza. Di tutte le tragedie del mare delle quali, direttamente o indirettamente, saremmo responsabili. Noi, proprio noi. Noi che abbiamo pure un paio di dubbi sull’opportunità, i costi ed il simbolismo di questa operazione. Noi, che brutta gente che siamo. Ed abbiamo bisogno di un simbolo che ce lo ricordi. Lo scheletro dei sogni perduti, il relitto delle speranze infrante. E dove metterlo, quale luogo più suggestivo del cortile di Veterinaria? Facoltà che, va detto, abbiamo già perso. Ha fatto armi e bagagli e si è trasferita a Lodi. E potrebbe non essere la sola, ad andarsene. Ma non vi preoccupate, Sala ha un piano:
Il barcone “non va solamente posizionato ma deve avere anche uno scopo educativo o altrimenti non ha senso” dice il sindaco, Giuseppe Sala. “Servirà a coinvolgere soprattutto i giovani su un tema che riguarderà le grandi città e questo Paese nei prossimi anni – ha concluso il primo cittadino -. Avremo un incontro prima di Capodanno per capire quando si può fare. Spero il prima possibile”.
Così riporta Repubblica. Visto? Ve l’avevo detto. Sala ha un piano. Bisogna educare le giovani generazioni a quello che succederà. Ovviamente è tutto molto vago. Ma è normale, no? È un sindaco, mica un indovino. Non ha la minima idea di cosa succederà. Intanto fa un museo. I soldi li ha trovati, no’ Dove, non è detto. Chi li metta nemmeno. Però un paio di perplessità pare ci siano. E non precisamente dalle parti di via Bellerio. Decisamente più a Sud, come riporta sempre Repubblica:
Ma dalla Sicilia arriva un no all’operazione, da parte del “Comitato 18 aprile” di Augusta, attraverso la portavoce Cettina Saraceno: “Abbiamo chiesto alla presidenza del consiglio, ai ministri competenti e alle istituzioni locali che il relitto, ancora oggi ospitato all’aperto nella base della Marina militare al pontile Nato nel porto di Augusta, non sia né demolito né trasferito altrove, ma che qui rimanga e che sia collocato in un’area dove intendiamo realizzare un ‘Giardino della memoria’ dedicato alle vittime delle migrazioni”.
Secondo il Comitato, i soldi risparmiati “potrebbero essere destinati al salvataggio di vite umane nel Canale di Sicilia”. Il barcone dopo il recupero giunse ad Augusta il 30 giugno 2016 e al suo interno vi erano ancora centinaia di salme. Fu in quei giorni che nacque, per iniziativa della Cgil, di Legambiente e di volontari impegnati a sostenere i migranti, il “Comitato 18 aprile”, con lo scopo di serbare memoria del naufragio e di promuovere la cultura dell’accoglienza.
L’unico dubbio che ci resta è: ma questa gente che suggerisce che i soldi spesi per l’intera operazione siano mal impiegati, saranno accusati di razzismo a loro volta? O l’accusa è riservata al Centrodestra, quando dice le medesime cose? Mistero. Attendiamo pareri più qualificati. Magari ci faranno un Consiglio Comunale. Sempre, ovviamente, che da qui a fine legislatura la sinistra riesca a finirne uno senza perdere le staffe. O il numero legale. Cosa che ad oggi appare piuttosto improbabile.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,