Milano 19 Dicembre – Ha iniziato ripescando bici nei Navigli. Ora quel gesto di cura gratuita è diventato un contratto in un magazzino di Settala. Andrea Loiudice, i8enne milanese, anzi è «entusiasta di far parte del progetto» e di trasformare in professione l’amore per le due ruote. Il primo capitolo della storia ha la Darsena per sfondo e risale a un paio d’anni fa. Andrea partecipa alla «Critical mass», la pedalata spontanea del giovedì sera, e conosce quelli della Canottieri San Cristoforo. Al tempo passato in sella si aggiunge così quello in barca. «Davo una mano con le dragon boat, le chiatte da 22 posti — racconta — usate per portare le persone in gita sull’acqua e per le iniziative con le scuole». Lui invece non ha un impiego regolare e a scuola non va. «Ho lasciato per problemi familiari e poi, onestamente, per mancanza di voglia di studiare». Riversa le energie nel pagaiare e nel capire come montare e smontare biciclette. Impara a costruirne con le proprie mani, a riparare quel che si spacca. A fine della scorsa estate, la mobilità dolce a Milano cambia di passo. Si inaugura il bike sharing free floating. Due società, Ofo e Mobike, mettono a disposizione bici senza stalli fissi. L’altro lato della medaglia è una sequela di gesti vandalici. I nuovi mezzi vengono abbandonati in luoghi improbabili o gettati nel Naviglio. E i Canottieri intervengono. «Un giorno, sarà stato settembre, abbiamo trovato una Mobike a mollo e l’abbiamo recuperata. Nemmeno una settimana e ne peschiamo un altro paio, così abbiamo scritto su Facebook un messaggio per denunciare il problema». Poco dopo le due ruote «tuffate» diventano dodici, i social network rilanciano le foto. «A quel punto siamo entrati in contatto con i vertici di Mobike per riconsegnare i mezzi e ho chiesto come erano organizzati per la manutenzione». È chiaro che non basta asciugare le bici per rimetterle in strada. Andrea si propone come meccanico. A novembre entra nella cooperativa di Settala che cura i mezzi Mobike e mette mano ai telai che nessuno aveva ancora riparato. «Sellini e parafanghi rotti, manubri da raddrizzare, ho fatto di tutto». Ora si occupa della gestione delle centinaia di bici che ogni giorno passano dal deposito, «ma quando posso giro la città con la mia cargo-bike e aggiusto le due ruote per strada. Il free floating? Un servizio rivoluzionario, sono contento di contribuire al progetto».
Sara Bettoni (Corriere)
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